Si', con un'ora di ritardo siamo atterrati in questa "poliposa" città tentacolare; avevamo gli amici con auto al seguito ad attenderci. Su Miami cominciava a diminuire la luce; grandissime e velocissime strade, grattacieli, case basse e molto verde. Siamo andati ad Est, verso il porto commerciale e il porto nautico, poi siamo entrati nella nostra ISOLA, nel senso che abbiamo passato un casello (tipo autostrada) e con il nostro amico Pepe, che lavora qui in banca, siamo entrati in quest'area, che e' una vera e propria isola, collegata alla terraferma e al centro da un lungo ponte: l'isola si chiama Key Biscayne (o Cayo Bizcayno, in spagnolo).
Il sole calava, lanciando riflessi infuocati sulle pareti di cristallo dei grattacieli, mentre depositavamo i bagagli nel motel anni trenta "Silver Sands Beach Resort", nel mezzo di un meraviglioso giardino di piante esotiche rigogliosissime, fiori speciali e tante casette basse.
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La vicina spiaggia, in parte schermata da dune cespugliose. |
Una pianta tropicale che non conoscevamo, con un fiore dal profumo tenue, ma soave. |
Noi distrutti, ma con gli occhi sgranati.
Abbiamo un piccolo appartamentino, a duepassidue dal mare, di cui udiamo la risacca, di fronte ad una grande piscina riscaldata. Gente qui poca, molto silenziosa e riservata. I nostri amici sono specialissimi, del tipo che sai che esistono ma ne dubiti sempre.
E' troppo lungo spiegare come Giorgio, nel 1991, a partire da Guanabo (Isla de Cuba, castrodipendente), ha conosciuto tutta la Famiglia di Pepe, che solo con enorme fatica e a gruppi è approdata qui, fino al ricongiungimento di tutta la tribù, con l'arrivo della sorella e di lei famiglia.
Se parliamo di storie di persone, qui non basta la rete.
Ci raggiunge Stella, ragazza uruguaya-montevideña, qui arrivata con una lunga, tragica storia alle spalle, e conosciamo anche le sue due figlie; lei e' amica di Pepe e Cello (Marcello), un cubano approdato nel polipone quando aveva cinque anni, che della terra madre non ricorda niente, se non la lingua; e non vuole saperne.
La storia del mondo che le persone incarnano nel vivo ha colori molto vividi.
Ceniamo al ristorante polipone "VERSAILLES", nel senso che e' il luogo composito dove tutti i Presidenti USA sono venuti, perche' esiste dal 1961; è popular o chic, a seconda delle aree. Un'area e' ristorante cubano (Qui a MIami il cibo, i mobili per la casa, la gestione di molte attività, tutto è cubano).
Poi c'e' un'area che farebbe impazzire tutte le amiche che amano la vita da caffe', quella che in Italia sta sparendo; ovvero una zona fatta per chiacchierare, per la convivialità, dove sono esposte paste cubane e dolcetti de leche fantastici, panini e sfizi salati. La gente di tutte le eta' occupa i tavolinetti e mangia, mangia, mangia. Qui tutto e' fuori misura: la ciccia addosso a tutti, giovani e vecchi, non manca.. Fra l'area ristorante e questa della caffetteria, c'e' un angolo caffe' drive in, con finestrucola sulla strada; perché ti puoi fermare e, al volo, bere un caffé cubano: con leche, ovviamente.
E' domenica sera, tutti mangiano, chiacchierano, fino all'arrivo di un gruppo di musici spagnoli, che eseguono canzoni dal vivo.
Dimensioni, fisiche e psicologiche, di questo tipo noi le abbiamo già incontrate in Messico; un esempio per tutti, a Veracruz, alla "NUEVA PARROQUIA": uno spazio dove giorno e notte, gente di ogni estrazione sociale, beve caffè e mangia uova fritte, legge i giornali, poi ricomincia a bere e a mangiare, radunandosi in gruppi sempre più numerosi.
Oggi nuvoloso, lunga passeggiata sulla spiaggia.
Qui Miami, ore 11 della mattina, un saluto e a presto.
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