EL VALLE SAGRADO DE LOS INCAS,
a 15 km, a nord di Cuzco
Gli Incas ne apprezzarono la posizione geografica e climatica, (un'altitudine di 600 m inferiore a Cuzco), che favorì la produzione del mais migliore del Perù. La presenza del fiume Urubamba e dei suoi numerosi affluenti (noto in lingua aymara come Vilcanota ovvero Fiume sacro) fece sì che si sviluppassero numerose comunità, oggi indipendenti l'una dall'altra, come Pisac e Ollantaytambo, oltre a villaggi andini e mercati indios. La pratica, infine, degli sport d'avventura, dal rafting sul fiume Urubamba alle discese in parapendio dall'alto delle montagne, ha richiamato giovani turisti, grazie alle agenzie di Cuzco e Urubamba, località dove si organizzano le attività.
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Chincherine, venditrici di
Chinchero con l'abbigliamento tradizionale, cappelli compresi (monteras) |
Chinchero è conosciuta come la tierra del Arco Iris o el K'uychi, una divinità per gli Incas, dato che la sua presenza era ed è frequente nella stagione delle piogge. Molta gente andina lo teme o lo venera ancora oggi. Chinchero è sorto su rovine incas a 3.700 metri sul livello del mare; è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.
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La bellissima campagna
coltivata, ai piedi delle Ande, dove Salcantay (6.271 m), Veronica (5.750 m) e
Soray sono le cime più elevate |
Quando Manko Inca lasciò Cuzco per nascondersi nella selva, lasciando liberi i suoi uomini di tornasene a casa, bruciò Chinchero perché gli spagnoli che lo inseguivano non trovassero cibo e riparo.
Nel corso dei secoli i suoi abitanti hanno conservato gelosamente le tradizioni; ancora oggi uomini e donne indossano quotidianamente gli antichi costumi locali.
L'ingresso alla comunità è regolato dall'acquisto di un biglietto.
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Una chincherina che vende e contemporaneamente lavora con la lana |
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Una coppia di buoi in terracotta, una croce in legno, qualche fiore, ecc. vengono collocati sul tetto dell'abitazione dei novelli sposi, perché sappiano "tirare avanti assieme" la loro famiglia |
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Due eleganti signore in abiti tradizionali, fra grandi mazzi di fiori bianchi |
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Le case sono basse, in adobe, con tetti di tegole
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Le ripidissime
stradine scalinate, con lo scolo
dell'acqua al centro,
portano in alto, alla
piazza
e alla chiesa
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Muro inca, lungo la salita alla Piazza
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Chullo multicolore
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Altro chullo multicolore |
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Montera, copricapo femminile |
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Altro chullo, altri colori, altra lavorazione |
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Altra montera femminile |
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Ceramica in vendita a Chinchero |
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Coppie di buoi in terracotta
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Plaza de Armas con venditori ambulanti |
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I bellissimi tessuti che le donne producono al telaio |
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Enorme retablo (pala d'altare) innalzato nella piazza per la Feria |
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Piccoli campi coltivati per una piccola agricoltura |
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Altro grande retablo in fase di allestimento
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Ruinas incas |
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Si lavora con impegno per preparare la festa |
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Si sta celebrando un matrimonio e queste signore sono fra le invitate |
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Altri portano grandi mazzi di fiori |
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Queste signore chiacchierano, sedute fuori dalla chiesa |
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Arco affrescato, del portale laterale della Chiesa, dalla
Plaza de Armas.
Nel 1572, dopo che il villaggio
fu incendiato da Manko Inca, il Viceré Francisco Toledo (resse l'incarico fra
il 1569 e il 1581) decise di costruire una chiesa cattolica, dedicata a Nuestra
Señora de Monserrat, terminata nel 1607 ca. L'immagine della Madonna spagnola,
nota come La Moreneta (la brunetta) per il colore della pelle, è conservata nel Monastero di
Monserrat; è la patrona della Catalogna. La Chiesa cattolica di Chinchero fu
una delle prime in Perù. Forse Toledo voleva far dimenticare la
"strage" degli indigeni e dell'ultimo re Tupac Amaru, da lui voluta
lo stesso anno sulla piazza di Cuzco.
La Chiesa fu elevata sulle
fondamenta di un edificio inca, perché gli Spagnoli volevano estirpare ogni
forma di idolatria
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L'immagine della Madonna di Monserrat, dipinta sulla porta laterale d'accesso alla Chiesa di Chinchero, poi dedicata a Nuestra Señora de Natividad.
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Il sacerdote che celebra la Messa |
L'interno della chiesa con il grande altare in stile barocco è molto interessante, come l'intera architettura dell'edificio per la commistione fra tendenze stilistiche incaiche e spagnole.
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Una porzione della decorazione floreale interna, difficile da fotografare. La luce naturale non è sufficiente, quella "artificiale" manca completamente, inoltre, un cartello fa divieto assoluto di scattare fotografie, durante le funzioni religiose. Il soffitto è interamente dipinto con figure di angeli e motivi decorativi
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Il soffitto in legno, a forma trapezoidale, è interamente dipinto a motivi floreali. La chiesa, un piccolo gioiello d'arte, necessiterebbe di lavori di restauro conservativo.
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La porta principale, aperta sulle ruinas, mostra forme e colori
del grandioso paesaggio "artificiale" del Valle Sagrado
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Arco d'accesso alla Plaza, con in vista i muri inca
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Torre campanaria |
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Accesso alla Plaza |
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Mercato all'ingresso di
Chinchero, riservatoai venditori nativi
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Pezze di stoffa tessute al telaio
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Patate, fagioli, cereali e tuberi vari in vendita |
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Cucchiai, cucchiaini, forchette e piccoli fusi in legno
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Coloratissime sottogonne |
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"Spilloni" ferma lliclla o manta un rettangolo tessuto a mano che le donne usano sulle spalle.
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El Valle Sagrado |
Gli Incas riuscirono a
coltivare anche terreni scoscesi, grazie alla loro abilità nel creare "terrazzi" scalonati, bloccati da muretti di contenimento, fatti di pietre. Nella Valle di Urubamba si trovano in diversi punti, soprattutto nel villaggio di Pisac, celebre per i
suoi terrazzamenti sulle pendici meridionali e orientali della montagna, che
descrivono ampie curve. Non ci sono gradini per salire, ma pietre conficcate nei muri di contenimento,
come nel grande anfiteatro di Moray.
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Montagne imponenti, non sempre libere da nubi |
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L'imponente anfiteatro di Moray, una cavità con terrazzi concentrici a livelli diversi, ognuno con un suo microclima. Questa specie di serra consentiva agli Incas di sperimentare quali fossero le condizioni favorevoli alle coltivazioni che desideravano impiantare. Anche qui c'è un biglietto da pagare.
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Si può scendere fino al punto più basso (dove fa molto caldo), usando le pietre conficcate nei muri di contenimento dei terrazzi, che in questa immagine sono ben visibili
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Salinas di Villa de San Francisco de Asis de Maras, come fu chiamato dal colonizzatore spagnolo Pedro Ortiz de Orué, ma le saline qui erano sfruttate fin dall'epoca preincaica
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Maras: dalla cima della montagna scende a valle una sorgente calda, ricca di sali; l'acqua viene indirizzata, attraverso un sistema di canali, nelle vasche (10 cm ca.), dove il sole la fa evaporare, mentre il sale che si forma è raccolto e venduto per alimentare bovini, ovini, ecc. In tutto il mondo le saline non sono più così redditizie come nei secoli passati, quando valeva come oro.
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Per visitare questo luogo si paga un biglietto alla cooperativa locale
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