Il blog di Angela e Giorgio
fotografi erranti, dalle Americhe all'Asia, alla ricerca di istanti di Bellezza da catturare e raccontare

Ideazione e progetto grafico: Monica eFFe

Traduzioni all'inglese: Sara Russell e Monica eFFe




“Il vero nucleo di base dello spirito vivente di un uomo è la sua passione per l'avventura. La gioia della vita proviene dai nostri incontri con nuove esperienze e, quindi, non c'è gioia più grande che avere un orizzonte che cambia incessantemente, per ogni giorno avere un nuovo e diverso sole. Se vogliamo ottenere di più dalla vita, dobbiamo perdere l’inclinazione per la nostra monotona sicurezza e adottare uno stile di vita più improvvisato, che in un primo momento ci sembrerà un poco folle. Ma, una volta che ci siamo abituati ad un tale stile di vita, comprenderemo il suo pieno significato e la sua incredibile bellezza. Non fermarsi, non stare seduti in un solo posto. Spostarsi, essere vagabondi, fare di ogni giorno un nuovo orizzonte”.

(Christopher McCandless)*

*Da ...”INTO THE WILD” di Jon Krakauer.











lunedì 4 febbraio 2013

DA PUNTA ARENAS A CABO DE HORNOS y USHUAIA

Monday 4 February 2013





"Viento en popa a toda vela" ... II

Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora,
e sussurra canzoni tra le foglie,
bacia i fiori, li bacia e non li coglie.
(Pierangelo Bertoli)

And yet the wind still blows
Splashing water onto the prows of ships,
And whispering songs among the leaves,
It kisses the flowers, kisses them but doesn’t pick them.




Da Punta Arenas a Cabo de Hornos e Ushuaia, sulla nave VIA AUSTRALIS

Diario di bordo

From Punta Arenas to Cabo de Hornos and Ushuaia, aboard the VIA AUSTRALIS

 Nautical Log



4 febbraio, lunedì


La piazzetta antistante l'edificio controlli doganali e il molo d'imbarco.

















Il molo d'imbarco



















La nostra cabina
Ore 18 ca. imbarco sulla VIA AUSTRALIS dell’Impresa Cruceros Australis; prendiamo possesso della cabina 207 al ponte della reception, e veniamo accolti da un cocktail di benvenuto, al quarto ponte (Sky Lounge) dal Comandante Hipolito  Morales Gonzales e tutta la tripulacion:  45 persone (fra Ufficiali e personale) e  84 passeggeri (dal Canada, Stati Uniti,  Francia, Cile, Italia, ecc.), quasi tutti d’età compresa fra i 40 e gli ottanta, dato anche il costo, non indifferente, di questo viaggio. 


Angela 
La navigazione comincia da Punta Arenas, città fondata ufficialmente il 18 dicembre 1848, per ordine del Governatore José Santos Mardones. E’ la capitale della Regione Magellanica e Antartica Cilena, conta 133.000 abitanti circa.
Alle 20 segue la raffinata cena, nella Sala Patagonia, al primo ponte, e chiude la serata una presentazione del programma della giornata del 5 febbraio, primo giorno di navigazione. Il mare è liscio come l’olio, molte nuvole all’orizzonte.

Monday, February 4

Boarding time for the Via Australis, cruise ship of the Crucero Australis fleet, is about 6:00 in the evening.  We get settled in Cabin 207 on the reception deck, and are greeted with a  welcoming cocktail on the quarterdeck (Sky Lounge) by Capt. Hipolito Morales Gonzalez and the entire tripulación (crew) of 45 officers and men, and the 84 passengers (from Canada, the United States, France, Chile, Italy, and other countries).  Nearly all the passengers are in their 40s to 80s, partly because of the substantial cost of the cruise.
The ship sets out from Punta Arenas, a city founded December 18, 1848.  It is the capital of the Region of Magallanes and Antártica Chilena and has a population of about 133,000.
The formal dinner is at 8 o’clock in the Patagonia Room on the first deck.  The evening ends with a presentation of the events scheduled for February 5, first day of the voyage.  The sea is smooth-sailing.




5 febbraio, martedì
Nella notte, in aperto Stretto di Magellano, le onde aumentano. Stiamo andando in direzione dell’Isola Carlos III, esplorata dallo spagnolo Pedro Sarmiento de Gamboa che, nel 1580, la chiamò Isla de la Cruz.

Si calano i due gommoni per la spedizione
Il nome attuale è dovuto allo spagnolo Alonso de Cordova, dal 1786.
Oggi è un’area marina protetta, e si chiama Parco Francisco Coloane . I biologi marini cileni, solo negli anni ottanta, iniziarono a studiare in questa zona le balene Humpback, che assieme ai leoni ed elefanti  marini, pinguini, condor e altri uccelli oggi sono tutelati.
Alle 10,45 è il nostro turno per scendere in mare con un gommone. Dotati di salvagente, veniamo suddivisi per gruppi di 11, più due guide, e un marinaio al timone. 
Vediamo per primi i leoni marini, placidamente accomodati su roccioni, o in mare a nutrirsi di alghe e pesci. In acqua ci sono 6 gradi, fuori 11. C’è vento forte, ma il mare, sotto costa, è relativamente tranquillo.

























C’è una piccola barca che pesca sardine, pesce che le balene mangiano ogni giorno in grande quantità. Ci spostiamo in direzione di una piccola base di studio delle balene, dove vive, per alcuni mesi all'anno, un gruppo di ricercatori cileni.




Ovunque nuotano leoni marini e balene, riconoscibili per l’enorme sbuffo d’acqua.


Dopo pochi minuti, la balena che era risalita in superficie per respirare, si rituffa, mostrando l'enormne coda. Il suo piccolo fa altrettanto.  Questi mammiferi sono arrivati fin qui dalle coste della Colombia per alimentarsi, oltreché di sardine, di uno speciale plancton che si trova solo qui. Ogni balena ora ha un “nome” che la identifica, grazie ai ricercatori cileni che le avvistano e studiano.


In mare l’onda si è fatta più forte, per via anche dei quattro gommoni che sono calati giù con tutti i viaggiatori. Passiamo a costeggiare un luogo, popolato dai pinguini, che qui, dove quasi non c’è spiaggia, si appollaiano sugli alberi, assieme ad altri uccelli. 
Torniamo all’inseguimento delle balene, poi rientriamo in barca, dopo un’ora e mezza di spruzzi sempre più forti.
Ricomincia la vita da croceristi di lusso, fra colazione ricca e abbondante, thè o caffè del pomeriggio, una lezione sui ghiacciai, la loro formazione e il loro scioglimento. 
Nel pomeriggio la navigazione prosegue nel sud della Terra del Fuoco, attraverso i canali: MagdalenaCockburn, Ocasion, Ballenero  e O’Brien, in direzione del Canale Beagle; piove, cala la nebbia, torna un po’ di sole.  Alle 22:30 circa, la nave oscilla fortemente. Domani si andrà solo per ghiacciai.

Tuesday, February 5
During the night, in the open Strait of Magellan, the waves grow stronger.  We are headed toward Carlos III Island, first explored by the Spaniard Pedro Sarmiento de Gamboa, who in 1580 gave it the name Isla de la Cruz [“Island of the Cross”].  In 1786 Alonso de Cordova, also from Spain, gave it the name it has today.  It is now a protected marine area and is called Francisco Coloane Coastal and Marine Protected Area.  It was only in the 1980s that Chilean marine biologists began studying the region’s humpback whales, now a protected species, along with sea lions, elephant seals, penguins, condors, and other birds. 
At 10:45 in the morning it’s our turn to go down to the sea in a rubber landing craft.  We are given life jackets and divided into groups of eleven, plus two guides and a sailor at the helm.  We see the sea lions first, settled contentedly on great rocks, or in the sea feeding on algae and fish.  It’s 11º C out here, 6º C in the water.  The wind is fierce, but the sea, near the shoreline, is relatively tranquil.  There’s a small fishing boat in search of sardines, a fish the whales eat in great quantities every day.  We turn and head in the direction of a small base for whale research, where a group of Chilean researchers live for a few months out of the year. 
Swimming everywhere are sea lions and whales, recognizable by their enormous water spouts. 
After a few minutes, the whale that had come up to the surface to breathe, plunges back down into the water again, showing her enormous tail.  Her little one does likewise.  These mammals come all the way from the coasts of Colombia to feed on a particular kind of plankton found only here, as well as on the sardines.  Each whale now has its own “name” thanks to the Chilean scientists who observe and study them.    
The ocean waves are getting stronger, caused partly by the four dinghies/landing boats that were lowered with all their passengers.  We sail past a place where penguins roost in the trees along with other kinds of birds, because there is almost no seashore.  We turn back in pursuit of the whales again, and then we get back on board the ship, after an hour and a half of getting splashed more and more.
Life aboard a luxury cruise liner begins once more, and, along with the rich and plentiful luncheon and afternoon tea or coffee, we get a lesson on glaciers, learning how they are formed and how they eventually break apart.  
In the afternoon the voyage continues along the south of the Tierra del Fuego, through the various channels:  Magdelena, Cockburn, Ocasion, and O’Brien, heading toward the Beagle Channel; it rains, the fog settles in, a little sun comes back out. Tomorrow we’re going just for the glaciers. By about 10:30 pm the ship is pitching forcefully.

***
6 febbraio, mercoledì

Stiamo navigando nel Canale Ballenero, come lo volle chiamare il Capiano Fitz Roy, per ricordare la sua imbarcazione che gli indigeni  gli avevano sottratto e che alla fine recuperò; siamo nella costa sud della Terra del Fuoco. Quindi entriamo nel Canale O’Brien, così chiamato in onore del comandante Jorge O’Brien che con la sua fregata “Lautaro” realizzò importanti rilevamenti idrografici.



























Alle 9,30 ci ritroviamo di fronte ai ghiacciai: il primo è il Garibaldi, dentro al fiordo omonimo. Fuori 8 gradi. Dal ponte della nave si gode lo spettacolo, anche se piove o cade neve ghiacciata. Meglio goderselo dal ponte numero quattro, zona del bar, quindi, al caldo.
















Il fiordo fu chiamato così  dal padre salesiano Alberto De Agostini nel 1919, in ricordo della sua imbarcazione che portava il nome di Giuseppe Garibaldi.

























































Ci fermiamo per quarantacinque minuti davanti al ghiacciaio, che ci offre il suo spettacolo, rilasciando ogni tanto grandi lastroni, che scivolano in acqua con un tonfo assordante. Il ghiacciaio alla destra del Garibaldi, più piccolo e compatto, si chiama Picos Azules.
Un gruppo di una decina di persone ha scelto di ridiscendere a terra in gommone, seguendo il programma dell’escursione al Seno Garibaldi ovvero di percorrere (dalle 9,30 in poi)  un sentiero scosceso, scivoloso e dentro alla foresta 



















magellanica, fino ad arrivare ad una cascata, dove, volendo, potranno bagnarsi. Nel tardo pomeriggio di ieri c’è stata una presentazione dettagliatissima  di questo sbarco,  così come ripreso in un video di altri turisti. Il premio per chi parteciperà sarà il solito ghiaccio millenario con whisky o cioccolata calda.


























II gruppo degli intrepidi torna sano e salvo, anche se un po’ bagnato, alle 11,30, e poco dopo la nave riprende a navigare fra costoni ricoperti di alberi, stretti gli uni agli altri, e di piante a basso fusto, che sembrano grandi ikebana.
Nel frattempo è uscito un po’ di sole, che illumina le cime più alte e i ghiacciai. Tantissimi rivoli d’acqua scendono dalle montagne, fino a cadere in mare. E’ un
paesaggio talmente grande, in diverse tonalità di verde, marrone e grigio, con rocce aguzze, ghiacciai che avanzano verso il mare, ecc.  , che tutto sembra  irreale.























Nel primo pomeriggio è in programma uno sbarco generale al Ghiacciaio Pia, nella Cordigliera Darwin, per una breve camminata, su fondo roccioso e bagnato, dove in certi tratti si avanza solo tenendosi a corde. Dopo cioccolato caldo e whisky, con o 



























senza ghiaccio austral, si rientra in gommone sulla nave che prosegue la sua navigazione, nel braccio nord-ovest del Canale Beagle, nome attribuitogli dal Capitano inglese Robert Fitz Roy, nel 1830, in onore della sua nave. E’ conosciuto anche con il nome di Onashaga, secondo gli Yaghanes, popolo originario della Terra del Fuoco.


















































































































A bordo ci aspetta lo straordinario spettacolo de La Avenida de los Glaciares (Il viale dei ghiacciai): Romanche, Alemania, Francia, Italia y Holanda, una distesa di ghiaccio dopo l’altra. I nomi furono attribuiti da Padre Alberto De Agostini che li “scoprì”. 




































































































Oggi tutto questo è parte del Parco che porta il nome del salesiano italiano. Sulla nave ogni ghiacciaio è presentato e seguito da un brindisi con accompagnamento di cibo tipico. Fa molto freddo, ma tutti sono felici di tanti e diversi aperitivi, poco prima della cena che sarà, come sempre, presenziata dal Capitano.

Domani si dovrebbe sbarcare a Capo Horn alle 6,30 del mattino, venti permettendo, e c’è grande fermento fra tutti i viaggiatori. Prima dell’abbuffata serale vengono fornite le poche informazioni necessarie a convincere i turisti che è assolutamente indispensabile una levataccia, per raggiungere l’isola nelle prime ore del mattino, dato che poi il meteo dice che il tempo peggiorerà. 
Ci sono 160 scalini fra il livello del mare e la passarella che conduce fino al monumento che rappresenta Capo Horn; in lastre d’acciaio, inaugurato nel 1992, con al centro  un grandissimo albatro, costruito e collocato per iniziativa della confraternita cilena de los “Cap Horniers”.
Dal 2005 i Parchi Alberto De Agostini e Horn sono stati dichiarati dall’Unesco Reserva Mundial de la Biosfera.

Wednesday, February 6
We are sailing up the Ballenero [“Whaler”] Channel, as Capt. Robert FitzRoy wanted to name it to commemorate his ship, captured by the indigenous people and eventually recovered by him.  We are off the southern coast of Tierra del Fuego.  From there we enter the O’Brien Channel, so named in honor of Capt. Jorge O’Brien, who carried out important hydrographic surveys in his frigate Lautaro.
At 9:30 a.m. we are out among the glaciers: the first is Garibaldi Glacier, in the fjord of the same name.  The outside temperature is 8º C.  You can enjoy the view from the deck, even if it’s raining or icy snow is falling.  You can enjoy it more from the quarterdeck, near the bar – and warmth.
The fjord was given its name by Salesian missionary Fr. Alberto de Agostini in 1919, in honor of the ship named after Giuseppe Garibaldi.
For 45 minutes we stay put in front of the glacier, which freely offers its spectacle to us, every so often letting go of a great piece of rock that slips into the water with a deafening thud.  The glacier to the right of Garibaldi is smaller and more compact; it is called Picos Azules. 
A group of about ten people has decided to go down again by dinghy, for the scheduled excursion to the Seno Garibaldi (Garibaldi Bay), that is, a hike (starting at 9:30) over a steep, slippery trail in the Magellanic forest, all the way to a waterfall where they will be able to swim – if they want to.  Late yesterday afternoon there was a very detailed presentation on this excursion, as documented in a video by other tourists. Those who take part will be rewarded with the usual thousand-year ice with whisky or hot chocolate .
The group of the “audacious” comes back safe and sound, if a little wet, at 11:30, and soon afterward the ship continues sailing between the shores, thick with trees growing low to the ground, looking like big ikebana.
Meanwhile a little sun has come out, lighting up the highest peaks and the glaciers.  Many little rivulets flow down the mountainsides and into the sea.  The landscape is so great, in varied shades of green, brown and grey, with sharp-pointed rocks, glaciers advancing towards the sea, and the rest, that it all seems unreal.
In the early afternoon we are going ashore the Pia Glacier in the Cordillera Darwin, for a short hike on wet, rocky ground, where in some sections you can proceed only by keeping hold of cables.  After hot chocolate and whisky, with or without ice, we get back into the landing craft and go back to the ship, which continues on its way up the northwestern arm of the Beagle Channel, so named by the English captain Robert FitzRoy in 1830, in honor of his ship.  It is called Onashaga by the Yaghans, indigenous people of Tierra del Fuego. 
On board we are awaiting the extraordinary spectacle of La Avenida de los Glaciares (Avenue of the Glaciers):  Romanche, Alemania, Francia, Italia, and Holanda , an expanse of glacier after glacier.  They were given those names by Fr. Alberto de Agostini, who “discovered” them.  Today all this is part of the national park that bears the name of the Italian Salesian.  On the ship, each glacier is introduced and greeted with a toast accompanied by traditional foods.  It is very cold, and we are all glad to have so many and varied appetizers, just before the dinner that will, as always, be attended by the Captain. 
Tomorrow we are to disembark at Cape Horn at 6:30 in the morning, winds permitting, and there is a great restlessness among the passengers.  Before our evening binge we are given the little information needed to convince tourists that it is absolutely obligatory to get up at an ungodly hour, in order to arrive at the island in the early hours of the morning, since the forecast is for worsening weather.  There are 160 steps from sea level up to the footbridge that leads to the Cape Horn memorial, a sculpture of steel plates, unveiled in 1992, with a large albatross at the center.  It was made and placed there at the initiative of the Chilean branch of the Cape Horners Association.
In 1992 UNESCO designated Alberto de Agostini and Cape Horn National Parks a World Biosphere Reserve.

***
Capo Horn (Cabo de Hornos)


Soy el Albatros que te espera 
en el final del mundo.
Soy el alma olvidada de los marineros muertos 
que cruzaron el Cabo de Hornos
desde todos los mares de la tierra.
Pero ellos no murieron en las furiosas olas,
hoy vuelan en mis alas,
hacia la eternidad,
en la ultima grieta de los vientos antarticos

Sono l'albatro che ti aspetta alla fine del mondo.
Io sono l'anima dimenticata dei marinai morti 
che attraversarono Capo Horn 
da tutti i mari della terra.
Ma, non sono morti nella furia delle onde,
oggi volano sulle mie ali verso l'eternità ,
nell'ultimo crepaccio dei venti antartici

Sara Vial (Poesia in memoria degli uomini di mare che persero la vita attraversando Cabo de Hornos)


7 febbraio, giovedì


Monumento ai marinai morti in mare, doppiando Capo Horn
La colazione sarà alle 8-9, al rientro dalla spedizione. Chi lo desidera, prima dello sbarco a Capo Horn, può bersi qualcosa di caldo e mangiarsi una fettina di dolce al terzo ponte, Salon Yàmana.
Tutti pronti con il giubbotto salva vita, riceviamo le ultime istruzioni, poi saliamo al quarto ponte, per osservare lo sbarco di due gommoni Zodiac, che vanno in perlustrazione, per 

Faro dell'isola di Capo Horn
verificare le condizioni dello sbarco. Sul Cabo ci attendono quattro persone: il marinaio cileno che controlla il grande faro, sua moglie, suo figlio e la insegnate del ragazzino, pagata per un anno dal governo, perché il bambino non perda un anno di scuola. 
Qualcuno dice che, con la paga di un anno a Capo Horn, il guardiano potrà avere denaro sufficiente per comprarsi una casa. Certo che detta così sembra facile, ma è una vita dura, di grande isolamento, nonostante i satelliti, ecc.
Il vento è fortissimo, le 

In avvicinamento a Capo Horn
onde sono forti, ma nella baia sotto il Cabo sembrano meno potenti, perché protetta dalle montagne circostanti.

Sullo sfondo, sulla sinistra, già s'intravede il grande monumento


















Aspettiamo …. aspettiamo senza ricevere alcuna info, poi vediamo che i gommoni rientrano e capiamo che qualcosa non va, ma non sappiamo niente fino a che il Comandante annuncia che non ci sono le condizioni meteo adatte per lo sbarco, causa vento troppo forte. Delusione generale. In seguito viene issata 
Gruppo con bandiera corsara
un’asta, legata strettamente alla battagliola, con una bandiera nera e l’insegna di un pirata. Tutti ci buttiamo a fotografare, ci facciamo fotografare, mentre la nave si allontana da Capo Horn. Scendiamo a far colazione. Subito dopo vediamo il documentario “La Aventura de Shackleton in Antartica”, la storia del coraggiosissimo e indomito irlandese che riuscì a salvare tutti i suoi uomini, bloccati fra i ghiacciai in Antartide, nel  corso della sua spedizione 1914/16. Nel
pomeriggio il tempo migliora, il mare si placa, ci aspetta una discesa nella Bahìa Wulaia, sede dagli anni trenta di una stazione radio della marina cilena. Oggi l’antica casa è stata restaurata a cura dalla Compagnia di navigazione Cruceros Australis, ed è, al piano terra, un piccolo Museo che racconta la presenza degli indios Yàmana e dei colonizzatori in questa zona.
Ci dividiamo in due gruppi: uno sale alla montagna, fino a 
"La corsara dei sette mari"
raggiungere un mirador da cui si gode una vista amplissima di tutta la Baia. L’altro passeggerà lungo la spiaggia, in cerca di piante tipiche del posto.
Al momento di prepararci al reimbarco in Zodiac, vediamo scendere sul pontile moltissimi turisti, sono scesi dalla nave “gemella” della stessa Compagnia. Sono centottanta, nella mattinata alle 9 sono sbarcati tutti a Capo Horn, le condizioni lo permettevano. Rimaniamo tutti con un palmo di naso, ma ormai è fatta, è andata così. Rimangono molti dubbi sul perché non siamo potuti sbarcare. Qualcuno dice 
La Via Australis , all'ancora nella Bahìa Wulaia



che il Comandante non ha dato l’ordine dello sbarco perché a bordo c’erano troppe persone anziane, ma anche fra i centottanta della nave gemella ci sono persone molto avanti negli anni, e un po’ malandate!!! Penso che forse non ha funzionato la successione: prima la Via Australis poi la gemella, forse i tempi erano troppo stretti.


L'ingresso al parco dell'Isola Navarino
Sta di fatto che alle nove le condizioni erano buone per lo sbarco: e perché allora noi non siamo sbarcati ?
Rimaniamo con questo rovello anche nella tarda serata, quando si festeggia e a 150 dollari viene aggiudicata ad un francese la carta di navigazione, e un tedesco si appropria, con sorteggio, della bandierina, ormai stracciata, della nostra imbarcazione.

Uno dei laghetti creati dai castori, con fango e rami degli alberi abbattuti.
















Per tutti c’è un “diploma” con nome e cognome che riporta a destra la bellissima poesia di Sara Vial “Sono l’albatro che ti aspetta alla fine del mondo” e al centro: “ Per aver raggiunto Capo Horn … 7 febbraio 2013”, firmato Hipolito Morales Capitano. Se fossimo sbarcati avremmo aggiunto solo un bellissimo timbro sul passaporto e saremmo entrati nella grande famiglia de los Cap Horniers.


Il lavoro eseguito dai castori, con i grandi incisivi, taglienti come scalpelli.
Siamo già davanti  ad Ushuaia, nella notte sono avvenute tutte le operazioni doganali, perché sbarchiamo a Ushuaia, territorio argentino. 
Nella notte, dolce e con poco vento, Ushuaia è una fascia di luci sul mare.


Thursday, February 7
Breakfast will be at eight or nine o’clock, when we get back from our expedition. Those who want to can get a hot drink and a piece of cake at the Yamana Lounge on the third deck. 
Everyone is fitted with a life jacket, we get our last-minute instructions, and then go up to the quarterdeck to watch two Zodiac landing craft being lowered, to go on 
reconnaissance and check out the conditions for landing.  Four people on the Cape are expecting us: the 
L'acqua, secondo elemento, dopo i rami, per il lavoro dei castori
Chilean sailor in charge of the lighthouse, his wife, their son, and the boy’s teacher, who is paid a year’s salary by the government so the child will not lose a year of school.  Some say that, with the money he earns for serving one year at Cape Horn, the lighthouse keeper would have enough money to buy himself a house.  Put like that, it seems an easy matter; but it is a hard life of tremendous isolation, despite satellites and such things.

The wind is fierce, the waves high, but in the bay at the bottom of the Cape they seem less powerful, because it is protected by the surrounding mountains.
We wait . . . and we wait without getting any word, then we see that the dinghies have returned, and realize that something isn’t right, but know nothing until the 
Commander announces that the
weather conditions are unfavorable for going ashore, due to the wind being too strong.  There is general disappointment. Then a pole is set up, secured tightly to 
Gli alberi rimasti si specchiano nelle acque limpide del laghetto costruito dai castori
the guardrail, with a flag: white skull and crossbones on a black field, the insignia of a pirate ship.  We 
La deforestazione compiuta dal lavoro dei denti dei castori
all make a rush to take photographs or get ourselves photographed, as the ship pulls away from Cape Horn.  We go down for breakfast. Soon after that we watch the documentary “La Aventura de 
Shackleton in Antartica,” the story of the courageous, wild Irishman who managed to save all his men, trapped in ice at the South Pole in the course of his 1914-16 expedition.  In the afternoon the weather improves, the sea becomes calm. We are looking forward to going down to Bahia Wulaia, where there has been a Chilean naval station since the 1930s.  Today the old house has been restored by the Cruceros Australis cruise line company, and the ground floor is a small museum that tells the story of the presence of the Yamana Indians and the colonizers in the area.
We split up into two groups: one goes up the mountain to a mirador from which you can look out over the whole Bay.  The other group walks along the shore in search of plants native to the area. 
Just as we’re preparing to get back into the Zodiacs, we see a large group of tourists coming down; they are from the “sister” ship of the same company.  There are 180 of them, and at 9:00 in the morning they all landed at Cape Horn; the conditions were good enough.  We are all taken aback and dismayed, but already it’s done, that’s how it went.  A lot of questions remain about why we couldn’t get off the ship.  Some say that the Captain did not allow it because we had too many elderly people on board, but among those 180 on the sister ship there were people of very advanced age, and a little decrepit!!!  I think that perhaps the timing did not work out:  first the Via Australis and then her sister ship, maybe there just wasn’t enough time for the whole sequence. 

The fact remains that at nine o’clock the weather was good enough for a landing; and so why didn’t we make landing?
Vegetazione parassita



















We are left with this issue until late into the evening, when we have a celebration. A French man is awarded the nautical map for $150, and a German wins the drawing for the ship’s flag, now in tatters.
Everyone is given a “diploma” with his first and last name; on the right hand side is Sara Vial’s beautiful poem “Soy el albatros que te espera/en el final del mundo  (I am the albatross that awaits you/at the end of the world),” and in the center “For reaching Cape Horn . . . February 7, 2013,” signed Hipolito Morales, Captain.  If we had been able to land at Cape Horn we would also have a wonderful stamp in our passports and we would have become part of the great family de los Cap Horniers.
We are already at Ushuaia; in the night we went through all the Customs checks, because we are getting off the ship here at Ushuaia, in Argentina.
At night, mild and with just a little wind, Ushuaia is a ribbon of lights on the sea.

***
8 febbraio,  venerdì
Dopo la consegna delle valigie per lo sbarco, facciamo colazione. C’è già un’aria di smobilitazione.
Dopo la toilette mattiniera, ci aspetta la sorpresa di sentirci scaricati come un “pacchetto a perdere”, nel grande porto di Ushuaia, che avevamo raggiunto nella notte. Superiamo i passaggi doganali e siamo alla postazione dei taxi.
La crociera di lusso è finita un po’ in pesce.


Friday, February 8

After the delivery of luggage for disembarkation, we have breakfast. There is already an atmosphere of demobilization. 
After the morning oral hygiene routine, we are met with astonishment at being unloaded like a “disposable parcel” in the great port city of Ushuaia, which we had reached overnight.  We make it through Customs and then on to the taxi stand.
Let’s just say that the luxury cruise finished in a slightly perplexing way.


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