"Viento en popa a toda vela" ... II
Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora,
e sussurra canzoni tra le foglie,
bacia i fiori, li bacia e non li coglie.
(Pierangelo Bertoli)
And yet the wind still blows
Splashing water onto the prows of ships,
And whispering songs among the leaves,
It kisses the flowers, kisses them but
doesn’t pick them.
Da Punta Arenas a Cabo de Hornos e Ushuaia, sulla nave VIA AUSTRALIS
Diario di bordo
Diario di bordo
From Punta Arenas to Cabo de Hornos and Ushuaia, aboard the VIA AUSTRALIS
Il molo d'imbarco |
La nostra cabina |
Angela |
La navigazione comincia da Punta Arenas, città fondata ufficialmente il 18
dicembre 1848, per ordine del Governatore José Santos Mardones. E’ la capitale della Regione Magellanica e Antartica Cilena,
conta 133.000 abitanti circa.
Alle 20 segue la raffinata cena, nella Sala Patagonia, al
primo ponte, e chiude la serata una presentazione
del programma della giornata del 5 febbraio, primo giorno di navigazione. Il
mare è liscio come l’olio, molte nuvole all’orizzonte.
Monday, February 4
Boarding
time for the Via Australis, cruise
ship of the Crucero Australis fleet, is about 6:00 in the evening. We get settled in Cabin 207 on the
reception deck, and are greeted with a
welcoming cocktail on the quarterdeck (Sky Lounge) by Capt. Hipolito
Morales Gonzalez and the entire tripulación
(crew) of 45 officers and men, and the 84 passengers (from Canada, the United
States, France, Chile, Italy, and other countries). Nearly all the passengers are in their 40s to 80s, partly
because of the substantial cost of the cruise.
The
ship sets out from Punta Arenas, a city founded December 18, 1848. It is the capital of the Region of
Magallanes and Antártica Chilena and has a population of about 133,000.
The formal dinner is at 8
o’clock in the Patagonia Room on the first deck. The evening ends with a presentation of the events scheduled
for February 5, first day of the voyage.
The sea is smooth-sailing.
5 febbraio, martedì
Il nome attuale è dovuto allo spagnolo Alonso de Cordova, dal 1786.
Oggi è un’area marina protetta, e si chiama Parco Francisco
Coloane . I biologi marini cileni, solo negli anni ottanta, iniziarono a
studiare in questa zona le balene Humpback, che assieme ai leoni ed elefanti marini, pinguini, condor e altri uccelli oggi sono tutelati.
Alle 10,45 è il nostro turno per scendere in mare con un
gommone. Dotati di salvagente, veniamo suddivisi per gruppi di 11, più due
guide, e un marinaio al timone.
Vediamo per primi i leoni marini, placidamente accomodati su roccioni, o in mare a nutrirsi di alghe e pesci. In acqua ci sono 6 gradi, fuori 11. C’è vento forte, ma il mare, sotto costa, è relativamente tranquillo.
C’è una piccola barca che pesca sardine, pesce che le balene mangiano ogni giorno in grande quantità. Ci spostiamo in direzione di una piccola base di studio delle balene, dove vive, per alcuni mesi all'anno, un gruppo di ricercatori cileni.
Vediamo per primi i leoni marini, placidamente accomodati su roccioni, o in mare a nutrirsi di alghe e pesci. In acqua ci sono 6 gradi, fuori 11. C’è vento forte, ma il mare, sotto costa, è relativamente tranquillo.
C’è una piccola barca che pesca sardine, pesce che le balene mangiano ogni giorno in grande quantità. Ci spostiamo in direzione di una piccola base di studio delle balene, dove vive, per alcuni mesi all'anno, un gruppo di ricercatori cileni.
Dopo pochi minuti, la balena che era risalita in superficie
per respirare, si rituffa, mostrando l'enormne coda. Il suo piccolo fa altrettanto. Questi mammiferi sono arrivati fin qui dalle
coste della Colombia per alimentarsi, oltreché di sardine, di uno speciale plancton che si
trova solo qui. Ogni balena ora ha un “nome” che la identifica, grazie ai
ricercatori cileni che le avvistano e studiano.
In mare l’onda si è fatta
più forte, per via anche dei quattro gommoni che sono calati giù con tutti i viaggiatori. Passiamo a costeggiare un luogo, popolato dai pinguini, che qui, dove
quasi non c’è spiaggia, si appollaiano sugli alberi, assieme ad altri uccelli.
Torniamo all’inseguimento delle balene, poi rientriamo in barca, dopo un’ora e mezza di spruzzi sempre più forti.
Torniamo all’inseguimento delle balene, poi rientriamo in barca, dopo un’ora e mezza di spruzzi sempre più forti.
Ricomincia la vita da croceristi di lusso, fra colazione
ricca e abbondante, thè o caffè del pomeriggio, una lezione sui ghiacciai, la
loro formazione e il loro scioglimento.
Nel pomeriggio la navigazione prosegue nel sud della Terra del Fuoco, attraverso i canali: Magdalena, Cockburn, Ocasion, Ballenero e O’Brien, in direzione del Canale Beagle; piove, cala la nebbia, torna un po’ di sole. Alle 22:30 circa, la nave oscilla fortemente. Domani si andrà solo per ghiacciai.
Nel pomeriggio la navigazione prosegue nel sud della Terra del Fuoco, attraverso i canali: Magdalena, Cockburn, Ocasion, Ballenero e O’Brien, in direzione del Canale Beagle; piove, cala la nebbia, torna un po’ di sole. Alle 22:30 circa, la nave oscilla fortemente. Domani si andrà solo per ghiacciai.
Tuesday,
February 5
During
the night, in the open Strait of Magellan, the waves grow stronger. We are headed toward Carlos III Island,
first explored by the Spaniard Pedro Sarmiento de Gamboa, who in 1580 gave it
the name Isla de la Cruz [“Island of
the Cross”]. In 1786 Alonso de
Cordova, also from Spain, gave it the name it has today. It is now a protected marine area and
is called Francisco Coloane Coastal and Marine Protected Area.
It was only in the 1980s that Chilean marine biologists began studying
the region’s humpback whales, now a protected species, along with sea lions,
elephant seals, penguins, condors, and other birds.
At
10:45 in the morning it’s our turn to go down to the sea in a rubber landing
craft. We are given life jackets
and divided into groups of eleven, plus two guides and a sailor at the
helm. We see the sea lions first,
settled contentedly on great rocks, or in the sea feeding on algae and fish. It’s 11º C out here, 6º C in the
water. The wind is fierce, but the
sea, near the shoreline, is relatively tranquil. There’s a small fishing boat in search of sardines, a fish
the whales eat in great quantities every day. We turn and head in the direction of a small base for whale
research, where a group of Chilean researchers live for a few months out of the
year.
Swimming everywhere are sea lions and whales, recognizable by their enormous water spouts.
Swimming everywhere are sea lions and whales, recognizable by their enormous water spouts.
After
a few minutes, the whale that had come up to the surface to breathe, plunges
back down into the water again, showing her enormous tail. Her little one does likewise. These mammals come all the way from the
coasts of Colombia to feed on a particular kind of plankton found only here, as
well as on the sardines. Each
whale now has its own “name” thanks to the Chilean scientists who observe and
study them.
The
ocean waves are getting stronger, caused partly by the four dinghies/landing boats that were lowered with all their passengers. We sail past a place where penguins
roost in the trees along with other kinds of birds, because there is almost no
seashore. We turn back in pursuit
of the whales again, and then we get back on board the ship, after an hour and
a half of getting splashed more and more.
Life
aboard a luxury cruise liner begins once more, and, along with the rich and
plentiful luncheon and afternoon tea or coffee, we get a lesson on glaciers,
learning how they are formed and how they eventually break apart.
In the afternoon the voyage continues along the south of the Tierra del Fuego, through the various channels: Magdelena, Cockburn, Ocasion, and O’Brien, heading toward the Beagle Channel; it rains, the fog settles in, a little sun comes back out. Tomorrow we’re going just for the glaciers. By about 10:30 pm the ship is pitching forcefully.
In the afternoon the voyage continues along the south of the Tierra del Fuego, through the various channels: Magdelena, Cockburn, Ocasion, and O’Brien, heading toward the Beagle Channel; it rains, the fog settles in, a little sun comes back out. Tomorrow we’re going just for the glaciers. By about 10:30 pm the ship is pitching forcefully.
Stiamo navigando nel Canale Ballenero, come lo volle chiamare il Capiano Fitz Roy, per
ricordare la sua imbarcazione che gli indigeni
gli avevano sottratto e che alla fine recuperò; siamo nella costa sud
della Terra del Fuoco. Quindi entriamo nel Canale O’Brien, così chiamato in
onore del comandante Jorge O’Brien che
con la sua fregata “Lautaro” realizzò importanti rilevamenti idrografici.
Alle 9,30 ci ritroviamo di fronte ai ghiacciai: il primo è il Garibaldi, dentro al fiordo omonimo. Fuori 8 gradi. Dal ponte della nave si gode lo spettacolo, anche se piove o cade neve ghiacciata. Meglio goderselo dal ponte numero quattro, zona del bar, quindi, al caldo.
Alle 9,30 ci ritroviamo di fronte ai ghiacciai: il primo è il Garibaldi, dentro al fiordo omonimo. Fuori 8 gradi. Dal ponte della nave si gode lo spettacolo, anche se piove o cade neve ghiacciata. Meglio goderselo dal ponte numero quattro, zona del bar, quindi, al caldo.
Un gruppo di una decina di persone ha scelto di ridiscendere
a terra in gommone, seguendo il programma dell’escursione al Seno Garibaldi ovvero di percorrere (dalle 9,30 in poi) un sentiero scosceso,
scivoloso e dentro alla foresta
magellanica, fino ad arrivare ad una cascata,
dove, volendo, potranno bagnarsi. Nel tardo pomeriggio di ieri c’è stata una
presentazione dettagliatissima di questo
sbarco, così come ripreso in un video di altri turisti. Il premio per
chi parteciperà sarà il solito ghiaccio millenario con whisky o cioccolata
calda.
Nel frattempo è uscito un po’ di sole, che illumina le cime
più alte e i ghiacciai. Tantissimi rivoli d’acqua scendono dalle montagne, fino
a cadere in mare. E’ un
paesaggio talmente grande, in diverse tonalità di verde, marrone e grigio, con rocce aguzze, ghiacciai che avanzano verso il mare, ecc. , che tutto sembra irreale.
paesaggio talmente grande, in diverse tonalità di verde, marrone e grigio, con rocce aguzze, ghiacciai che avanzano verso il mare, ecc. , che tutto sembra irreale.
Nel primo pomeriggio è in programma uno sbarco generale al Ghiacciaio Pia, nella Cordigliera Darwin, per una breve camminata, su fondo roccioso e bagnato, dove in certi tratti si avanza solo tenendosi a corde. Dopo cioccolato caldo e whisky, con o
senza ghiaccio austral, si rientra in gommone sulla nave che prosegue la sua navigazione, nel braccio nord-ovest del Canale Beagle, nome attribuitogli dal Capitano inglese Robert Fitz Roy, nel 1830, in onore della sua nave. E’ conosciuto anche con il nome di Onashaga, secondo gli Yaghanes, popolo originario della Terra del Fuoco.
A bordo ci aspetta lo straordinario spettacolo de La Avenida de los Glaciares (Il viale dei ghiacciai): Romanche, Alemania, Francia, Italia y Holanda, una distesa di ghiaccio dopo l’altra. I nomi furono attribuiti da Padre Alberto De Agostini che li “scoprì”.
Oggi tutto questo è parte del Parco che porta il nome del salesiano italiano. Sulla nave ogni ghiacciaio è presentato e seguito da un brindisi con accompagnamento di cibo tipico. Fa molto freddo, ma tutti sono felici di tanti e diversi aperitivi, poco prima della cena che sarà, come sempre, presenziata dal Capitano.
Domani si dovrebbe sbarcare a Capo Horn alle 6,30 del
mattino, venti permettendo, e c’è grande fermento fra tutti i viaggiatori.
Prima dell’abbuffata serale vengono fornite le poche informazioni necessarie a
convincere i turisti che è assolutamente indispensabile una levataccia, per raggiungere
l’isola nelle prime ore del mattino, dato che poi il meteo dice che il tempo
peggiorerà.
Ci sono 160 scalini fra il livello del mare e la passarella che conduce fino al monumento che rappresenta Capo Horn; in lastre d’acciaio, inaugurato nel 1992, con al centro un grandissimo albatro, costruito e collocato per iniziativa della confraternita cilena de los “Cap Horniers”.
Ci sono 160 scalini fra il livello del mare e la passarella che conduce fino al monumento che rappresenta Capo Horn; in lastre d’acciaio, inaugurato nel 1992, con al centro un grandissimo albatro, costruito e collocato per iniziativa della confraternita cilena de los “Cap Horniers”.
Dal 2005 i Parchi Alberto De Agostini e Horn sono stati
dichiarati dall’Unesco Reserva Mundial de
la Biosfera.
Wednesday,
February 6
***
Capo Horn (Cabo de Hornos)
Sara Vial (Poesia in memoria degli uomini di mare che persero la vita
attraversando Cabo de Hornos)
We
are sailing up the Ballenero [“Whaler”] Channel, as Capt. Robert FitzRoy wanted
to name it to commemorate his ship, captured by the indigenous people and
eventually recovered by him. We
are off the southern coast of Tierra del Fuego. From there we enter the O’Brien Channel, so named in honor
of Capt. Jorge O’Brien, who carried out important hydrographic surveys in his
frigate Lautaro.
At
9:30 a.m. we are out among the glaciers: the first is Garibaldi Glacier, in the
fjord of the same name. The
outside temperature is 8º C. You
can enjoy the view from the deck, even if it’s raining or icy snow is
falling. You can enjoy it more
from the quarterdeck, near the bar – and warmth.
The
fjord was given its name by Salesian missionary Fr. Alberto de Agostini in
1919, in honor of the ship named after Giuseppe Garibaldi.
For
45 minutes we stay put in front of the glacier, which freely offers its
spectacle to us, every so often letting go of a great piece of rock that slips
into the water with a deafening thud.
The glacier to the right of Garibaldi is smaller and more compact; it is
called Picos Azules.
A
group of about ten people has decided to go down again by dinghy, for the
scheduled excursion to the Seno Garibaldi
(Garibaldi Bay), that is, a hike (starting at 9:30) over a steep, slippery
trail in the Magellanic forest, all the way to a waterfall where they will be
able to swim – if they want to.
Late yesterday afternoon there was a very detailed presentation on this
excursion, as documented in a video by other tourists. Those who take part will
be rewarded with the usual thousand-year ice with whisky or hot chocolate .
The
group of the “audacious” comes back safe and sound, if a little wet, at 11:30,
and soon afterward the ship continues sailing between the shores, thick with
trees growing low to the ground, looking like big ikebana.
Meanwhile
a little sun has come out, lighting up the highest peaks and the glaciers. Many little rivulets flow down the
mountainsides and into the sea.
The landscape is so great, in varied shades of green, brown and grey,
with sharp-pointed rocks, glaciers advancing towards the sea, and the rest, that
it all seems unreal.
In
the early afternoon we are going ashore the Pia Glacier in the Cordillera
Darwin, for a short hike on wet, rocky ground, where in some sections you can
proceed only by keeping hold of cables.
After hot chocolate and whisky, with or without ice, we get back into
the landing craft and go back to the ship, which continues on its way up the
northwestern arm of the Beagle Channel, so named by the English captain Robert
FitzRoy in 1830, in honor of his ship.
It is called Onashaga by the Yaghans, indigenous people of Tierra del
Fuego.
On
board we are awaiting the extraordinary spectacle of La Avenida de los Glaciares (Avenue of the Glaciers): Romanche,
Alemania, Francia, Italia, and Holanda , an expanse of glacier after
glacier. They were given those
names by Fr. Alberto de Agostini, who “discovered” them. Today all this is part of the national
park that bears the name of the Italian Salesian. On the ship, each glacier is introduced and greeted with a
toast accompanied by traditional foods.
It is very cold, and we are all glad to have so many and varied
appetizers, just before the dinner that will, as always, be attended by the
Captain.
Tomorrow
we are to disembark at Cape Horn at 6:30 in the morning, winds permitting, and
there is a great restlessness among the passengers. Before our evening binge we are given the little information
needed to convince tourists that it is absolutely obligatory to get up at an
ungodly hour, in order to arrive at the island in the early hours of the
morning, since the forecast is for worsening weather. There are 160 steps from sea level up to the footbridge that
leads to the Cape Horn memorial, a sculpture of steel plates, unveiled in 1992,
with a large albatross at the center.
It was made and placed there at the initiative of the Chilean branch of
the Cape Horners Association.
In 1992 UNESCO designated
Alberto de Agostini and Cape Horn National Parks a World Biosphere Reserve.
***
Capo Horn (Cabo de Hornos)
Soy el Albatros que te espera
en el final del mundo.
en el final del mundo.
Soy el alma olvidada de los marineros
muertos
que cruzaron el Cabo de Hornos
desde todos los mares de la tierra.
que cruzaron el Cabo de Hornos
desde todos los mares de la tierra.
Pero ellos no murieron en las furiosas
olas,
hoy vuelan en mis alas,
hacia la eternidad,
en la ultima grieta de los vientos
antarticos
Sono l'albatro che ti aspetta alla
fine del mondo.
Io sono l'anima dimenticata dei marinai
morti
che attraversarono Capo Horn
da tutti i mari della terra.
che attraversarono Capo Horn
da tutti i mari della terra.
Ma, non sono morti nella furia delle
onde,
oggi volano sulle mie ali verso
l'eternità ,
nell'ultimo crepaccio dei venti antartici
La colazione sarà alle 8-9, al rientro dalla spedizione. Chi
lo desidera, prima dello sbarco a Capo Horn, può bersi qualcosa di caldo e
mangiarsi una fettina di dolce al terzo ponte, Salon Yàmana.
Tutti pronti con il giubbotto salva vita, riceviamo le
ultime istruzioni, poi saliamo al quarto ponte, per osservare lo sbarco di due
gommoni Zodiac, che vanno in
perlustrazione, per
verificare le condizioni dello sbarco. Sul Cabo ci attendono
quattro persone: il marinaio cileno che controlla il grande faro, sua moglie,
suo figlio e la insegnate del ragazzino, pagata per un anno dal governo, perché
il bambino non perda un anno di scuola.
Qualcuno dice che, con la paga di un
anno a Capo Horn, il guardiano potrà avere denaro sufficiente per comprarsi una
casa. Certo che detta così sembra facile, ma è una vita dura, di grande
isolamento, nonostante i satelliti, ecc.
Faro dell'isola di Capo Horn |
Aspettiamo …. aspettiamo senza ricevere alcuna info, poi vediamo che i gommoni rientrano e capiamo che qualcosa non va, ma non sappiamo niente fino a che il Comandante annuncia che non ci sono le condizioni meteo adatte per lo sbarco, causa vento troppo forte. Delusione generale. In seguito viene issata
Gruppo con bandiera corsara |
pomeriggio il tempo migliora, il mare si placa, ci aspetta una discesa nella Bahìa Wulaia, sede dagli anni trenta di una stazione radio della marina cilena. Oggi l’antica casa è stata restaurata a cura dalla Compagnia di navigazione Cruceros Australis, ed è, al piano terra, un piccolo Museo che racconta la presenza degli indios Yàmana e dei colonizzatori in questa zona.
Al momento di prepararci al reimbarco in Zodiac, vediamo
scendere sul pontile moltissimi turisti, sono scesi dalla nave “gemella” della
stessa Compagnia. Sono centottanta, nella mattinata alle 9 sono sbarcati tutti
a Capo Horn, le condizioni lo permettevano. Rimaniamo tutti con un palmo di
naso, ma ormai è fatta, è andata così. Rimangono molti dubbi sul perché non
siamo potuti sbarcare. Qualcuno dice
che il Comandante non ha dato l’ordine
dello sbarco perché a bordo c’erano troppe persone anziane, ma anche fra i
centottanta della nave gemella ci sono persone molto avanti negli anni, e un
po’ malandate!!! Penso che forse non ha funzionato la successione: prima la Via
Australis poi la gemella, forse i tempi erano troppo stretti.
La Via Australis , all'ancora nella Bahìa Wulaia |
L'ingresso al parco dell'Isola Navarino |
Sta di fatto che alle nove le condizioni erano buone per lo
sbarco: e perché allora noi non siamo sbarcati ?
Rimaniamo con questo rovello anche nella tarda serata,
quando si festeggia e a 150 dollari viene aggiudicata ad un francese la carta
di navigazione, e un tedesco si appropria, con sorteggio, della bandierina,
ormai stracciata, della nostra imbarcazione.
Il lavoro eseguito dai castori, con i grandi incisivi, taglienti come scalpelli. |
Siamo già davanti ad
Ushuaia, nella notte sono avvenute tutte le operazioni doganali, perché
sbarchiamo a Ushuaia, territorio argentino.
Nella notte, dolce e con poco vento, Ushuaia è una fascia di luci sul mare.
We are left with this issue until late into the evening, when we have a celebration. A French man is awarded the nautical map for $150, and a German wins the drawing for the ship’s flag, now in tatters.
Nella notte, dolce e con poco vento, Ushuaia è una fascia di luci sul mare.
Thursday,
February 7
Breakfast
will be at eight or nine o’clock, when we get back from our expedition. Those
who want to can get a hot drink and a piece of cake at the Yamana Lounge on the
third deck.
Everyone
is fitted with a life jacket, we get our last-minute instructions, and then go
up to the quarterdeck to watch two Zodiac landing craft being lowered, to go on
reconnaissance and check out the conditions for landing. Four people on the Cape are expecting us: the
Chilean sailor in charge of the lighthouse, his wife, their son, and
the boy’s teacher, who is paid a year’s salary by the government so the child
will not lose a year of school.
Some say that, with the money he earns for serving one year at Cape
Horn, the lighthouse keeper would have enough money to buy himself a
house. Put like that, it seems an
easy matter; but it is a hard life of tremendous isolation, despite satellites
and such things.
reconnaissance and check out the conditions for landing. Four people on the Cape are expecting us: the
L'acqua, secondo elemento, dopo i rami, per il lavoro dei castori |
The
wind is fierce, the waves high, but in the bay at the bottom of the Cape they
seem less powerful, because it is protected by the surrounding mountains.
We
wait . . . and we wait without getting any word, then we see that the dinghies
have returned, and realize that something isn’t right, but know nothing until
the
Commander announces that the
weather conditions are unfavorable for going ashore, due to the wind being too strong. There is general disappointment. Then a pole is set up, secured tightly to
the guardrail, with a flag: white skull and crossbones on a black field, the
insignia of a pirate ship. We
all
make a rush to take photographs or get ourselves photographed, as the ship
pulls away from Cape Horn. We go
down for breakfast. Soon after that we watch the documentary “La Aventura de
Shackleton in Antartica,” the story of the courageous, wild Irishman who
managed to save all his men, trapped in ice at the South Pole in the course of
his 1914-16 expedition. In the
afternoon the weather improves, the sea becomes calm. We are looking forward to
going down to Bahia Wulaia, where there has been a Chilean naval station since
the 1930s. Today the old house has been restored by the Cruceros Australis
cruise line company, and the ground floor is a small museum that tells the
story of the presence of the Yamana Indians and the colonizers in the area.
Commander announces that the
weather conditions are unfavorable for going ashore, due to the wind being too strong. There is general disappointment. Then a pole is set up, secured tightly to
Gli alberi rimasti si specchiano nelle acque limpide del laghetto costruito dai castori |
La deforestazione compiuta dal lavoro dei denti dei castori |
We
split up into two groups: one goes up the mountain to a mirador from which you can look out over the whole Bay. The other group walks along the shore
in search of plants native to the area.
Just
as we’re preparing to get back into the Zodiacs, we see a large group of
tourists coming down; they are from the “sister” ship of the same company. There are 180 of them, and at 9:00 in
the morning they all landed at Cape Horn; the conditions were good enough. We are all taken aback and dismayed,
but already it’s done, that’s how it went. A lot of questions remain about why we couldn’t get off the
ship. Some say that the Captain
did not allow it because we had too many elderly people on board, but among
those 180 on the sister ship there were people of very advanced age, and a
little decrepit!!! I think that
perhaps the timing did not work out:
first the Via Australis and then her sister ship, maybe there just
wasn’t enough time for the whole sequence.
The
fact remains that at nine o’clock the weather was good enough for a landing;
and so why didn’t we make landing?
Vegetazione parassita |
We are left with this issue until late into the evening, when we have a celebration. A French man is awarded the nautical map for $150, and a German wins the drawing for the ship’s flag, now in tatters.
Everyone
is given a “diploma” with his first and last name; on the right hand side is
Sara Vial’s beautiful poem “Soy el
albatros que te espera/en el final del mundo (I am the albatross that awaits you/at the end of the
world),” and in the center “For reaching Cape Horn . . . February 7, 2013,”
signed Hipolito Morales, Captain.
If we had been able to land at Cape Horn we would also have a wonderful
stamp in our passports and we would have become part of the great family de los Cap Horniers.
We
are already at Ushuaia; in the night we went through all the Customs checks,
because we are getting off the ship here at Ushuaia, in Argentina.
At night, mild and with
just a little wind, Ushuaia is a ribbon of lights on the sea.
***
8 febbraio, venerdì
8 febbraio, venerdì
Dopo la consegna delle valigie per lo sbarco, facciamo
colazione. C’è già un’aria di smobilitazione.
Dopo la toilette mattiniera, ci aspetta la sorpresa di
sentirci scaricati come un “pacchetto a perdere”, nel grande porto di Ushuaia,
che avevamo raggiunto nella notte. Superiamo i passaggi doganali e siamo alla
postazione dei taxi.
La crociera di lusso è finita un po’ in pesce.
Friday, February 8
Friday, February 8
After
the delivery of luggage for disembarkation, we have breakfast. There is already
an atmosphere of demobilization.
After
the morning oral hygiene routine, we are met with astonishment at being
unloaded like a “disposable parcel” in the great port city of Ushuaia, which we had reached overnight. We make it
through Customs and then on to the taxi stand.
Let’s just say that the luxury cruise finished in a slightly perplexing
way.
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