Il blog di Angela e Giorgio
fotografi erranti, dalle Americhe all'Asia, alla ricerca di istanti di Bellezza da catturare e raccontare

Ideazione e progetto grafico: Monica eFFe

Traduzioni all'inglese: Sara Russell e Monica eFFe




“Il vero nucleo di base dello spirito vivente di un uomo è la sua passione per l'avventura. La gioia della vita proviene dai nostri incontri con nuove esperienze e, quindi, non c'è gioia più grande che avere un orizzonte che cambia incessantemente, per ogni giorno avere un nuovo e diverso sole. Se vogliamo ottenere di più dalla vita, dobbiamo perdere l’inclinazione per la nostra monotona sicurezza e adottare uno stile di vita più improvvisato, che in un primo momento ci sembrerà un poco folle. Ma, una volta che ci siamo abituati ad un tale stile di vita, comprenderemo il suo pieno significato e la sua incredibile bellezza. Non fermarsi, non stare seduti in un solo posto. Spostarsi, essere vagabondi, fare di ogni giorno un nuovo orizzonte”.

(Christopher McCandless)*

*Da ...”INTO THE WILD” di Jon Krakauer.











giovedì 17 gennaio 2013

DA PUERTO MONTT a PUERTO NATALES, DIARIO DI BORDO //FROM PUERTO MONTT TO PUERTO NATALES: TRAVEL DIARY

Thursday 17 January 2013




"Un viaggiatore senza osservazione 
è un uccello senza ali". 
(Moslih Eddin Saadi)




Venerdì 18 gennaio 2013

Alle 9 consegnamo alla Compagnia Navimag i nostri bagagli al Porto, alle 11 inizia l'imbarco,  e noi delle cabine triple AAA (un lusso per “viaggiatori stanchi” e per pochi stagionati turisti), siamo accompagnati fino a raggiungere la nostra cabina 138. La nave/cargo sulla quale viaggiamo effettua ogni venerdì lo stesso tragitto, fino a P. Natales. A bordo siamo 201 viaggiatori, alcuni camion, qualche auto, e una tripulaciòn (equipaggio) di 47 persone, fra marinai, ingegneri, comandante, e addetti alle pulizie e alle cucine. Noi della triple AAA siamo affidati ai servizi e alle cura di Anita, una giovane che, per mantenersi negli studi, starà imbarcata fino a marzo, fine della “temporada”, ma non del viaggio della EVANGELISTAS, che percorre la stessa rotta anche in pieno inverno, con pochissimi turisti, ma molto cargo.
Il mare è calmo, salpiamo dal P. Montt con 4 segnali, fra qualche altra imbarcazione; velocemente, raggiungiamo le coste dell’isola Chiloé e iniziamo il nostro percorso verso il sud, che poco dopo ci verrà presentato nella sala più grande della nave, quella dove pranzano tutti (esclusi i pochi della triple AAA, quasi tutti svizzeri o tedeschi). 






Il pomeriggio trascorre lentamente e dal ponte più alto vediamo sfilare tutti i vulcani visitati (Osorno, Calbuco), con la cima  innevata, poi il lungo profilo delle meravigliose Ande. Solo una piccola vela a mare. Sul ponte si passa il tempo senza WIFI (è incredibile che la nave non ne sia dotata), senza cellulari, con lettori digitali o libri di carta. Si fotografa, si gioca a scacchi, si parla o si beve molto al bar e ci si arrostisce, ben spalmati di creme protettive. Il sole è molto forte, come il vento. Soffia da sud a nord, e rallenta la navigazione, ci viene spiegato. Quando usciremo nell’aperto Pacifico e vi navigheremo per circa sette ore, c’è speranza di vedere balene, delfini, qualche orca……. Tutti ci contano. Cena alle 19,30, sofisticata e, per noi, vegetariana stomachevole. E’ fin troppo abbondante, con una torta magnifica allo yogurt. Ci aspetta una notte tranquilla, cotti come siamo dagli oltre due mesi di viaggio, e dai continui trasbordi.















Friday, 18 January 2013

At 9:00 we deliver our luggate to the Navimag Company at the Port and boarding begins around 11:00. We of the triple-AAA cabins (a luxury for “weary travelers” and a few seasoned tourists) are accompanied to our cabin, number 138. The ship/cargo on which we travel follows the same route every Friday, arriving at Puerto Natales. There are 201 of us travelers on board, some trucks, some cars and a tripulaciòn (crew) of 47 people, including sailors, engineers, captain, janitors and kitchen staff. We of the triple-AAA are entrusted to the care and service of Anita, a young lady who will pay for her studies by remaining on board until March, end of the “temporada,” but not of the Evangelistas’ journey – the route remains the same even in the dead of winter, with very few tourists but a lot of cargo on board.
The sea is calm, and shortly after setting sail from P. Montt, where there are a few other ships, we reach the island of Chiloé and begin our journey southward. Soon afterwards, we are presented with the itinerary in the ship’s largest quarters, the main dining hall, where everyone except the few triple-AAA travelers dine, almost all of them Swiss or German. The afternoon passes slowly and from the highest deck we see a procession of volcanoes (Osorno, Calbuco) with their snow-covered peaks, then the long profile of the marvelous Andes. Only a little ship in the sea. On the deck of the incredibly wifi-free ship one passes the time without internet, cell phone service, with MP3 players or real paper books. People take photographs, play chess, spend a lot of time talking or drinking at the bar, getting sunburned in spite of thickly applied sunscreens. The sun, in fact, is very strong, as is the wind, which blows from south to north, slowing down the ship, as they explain to us. When we will arrive into the open Pacific, where we will travel for seven hours, there is a chance of glimpsing whales, dolphins, some orcas… everyone counts on it. Dinner is served at 7:30 in the evening – vegetarian, and, in our opinion, sophisticated and repulsive. The servings are too generous, with a magnificent yogurt cake. A quiet night awaits us, exhausted as we are from the more than two months of traveling and constant transfers.    
La nostra cabina AAA, con due cuccette e bagno interno.

Sabato 19 gennaio 2013

Ci svegliamo alle 7, alle 8 abbondante colazione, seguita da una charla sulla tappa che ci aspetta oggi. Sui ponti l’aria è fredda, soffia vento gelido, ma la giornata è bella.  



Le  Ande ci appaiono velate da nebbia, fino a quando c’è sole e mare ovunque. Oggi arriveremo all’Oceano Pacifico e si prospetta che qualcuno soffra di mareo. Niente paura, il bar della nave vende una pastiglia per 700 pesos chilenos. La mattinata continua fra catene di montagne, lieve beccheggiamento della nave. La temperatura sale fino a 28 gradi alle 15 circa.  Alle 16 circa, abbiamo già incontrato qualche barca, qualche casa isolata, anitre e salmoneras ovvero allevamenti di salmone.
Ora la costa è ad un passo dalla nave, si possono contare sassi e piante. Gli unici rumori sono quelli dei motori, poi “sfreccia” un’altra nave cargo bianca e blu, e con un suono le due si salutano. Non siamo ancora in Oceano, fuori dal canale che stiamo percorrendo, da entrambi i lati c’è terra ferma, con montagne e vegetazione. Ti aspetteresti che da alcune rocce, improvvisamente comparissero gli indiani, e che portassero in mare le loro canoe, per dare la caccia all’uomo bianco, giunto fin qui per occupare il loro territorio.
















Ora ci stiamo allontanando dalla costa andina, il livello dell’acqua è sicuramente più basso del normale, come mostrano le tracce in terra ferma. Fa caldo, quasi 30 gradi all’ombra.  Non partecipiamo all’incontro con tema "come realizzare alcuni nodi di mare", in quanto già abbiamo navigato a vela in passato e conosciamo i principali nodi marinari. Preferiamo osservare altri pinguini che nuotano in totale libertà. Quando ci avviciniamo a uno stretto canale, nella cabina di comando cala il silenzio, interrotto solo da secchi, precisi comandi: soprattutto numeri, gradi di bussole. Il canale è angusto, la rotta navigabile è lungo una linea che deve essere  rispettata al centimetro. Tutti i turisti, distribuiti sui vari ponti, anche i più ignari di navigazione, paiono sentire nell’aria la tensione per la delicata manovra e tacciono. Superato questo passaggio, tutto eseguito manualmente, la nave procederà con il navigatore automatico, e i tanti turisti riprendono le loro conversazioni e i passaggi da ponte a ponte.




















Dopo cena, il tramonto è spettacolare; poi cala la notte e dal ponte di comando osserviamo per ore le onde che si fanno più grandi e un gruppo di piccoli delfini che guizzano fuori dall’acqua nella semioscurità. Siamo prossimi allo sbocco sull’Oceano Pacifico, ma alla sinistra della nave c’è ancora terra ferma per molte ore di navigazione.
La prua della nostra nave sale e scende fendendo le alte onde, il vento è forte e gelido. In cielo magnifiche stelle e la Croce del Sud: quattro astri disposti a formare una croce,  che indica il Polo Sud.


Saturday, 19 January 2013

We wake up at 7 and have a hearty breakfast at 8, followed by a charla on today’s leg of the journey. The air on the decks is cool and a chilly wind blows, but it is a beautiful day. The Andes seem veiled by fog, and the sun and sea are endless. Today we will reach the Pacific Ocean, and some travelers are expected to suffer from mareo – not to worry: the bar on board sells a pill for 700 pesos cilenos.  The morning wears on, with mountain ranges and with a slight pitching of the ship. The temperature rises to a high of 28 around 3 p.m. By around 4, we have met some other ships, some isolated houses, ducks and salmon farms (salmoneras).
Now the coast is just a short way away from the ship – you can count rocks and plants. The only sounds are those of the motors, then another cargo ship, all white and blue, speeds by, and the two ships greet each other with a sound. We still haven’t reached the ocean. There is land on both sides, with mountains and vegetation. You would expect Indians to jump up from behind some of these stones and to bring their canoes into the sea, to hunt the white man who has come this far to occupy their land.
Now we are moving farther away from the Andean coast, and the level of the water is surely lower than normal, as the traces on the shores make clear. It is hot – almost 30 degrees in the shade. We opt out of the workshop on making sailors’ knots, and prefer to watch penguins which swim in total freedom. When we reach a tight channel, complete silence falls over the captain’s cabin, interrupted only by dry and precise commands: especially numbers, degrees from the compass. The channel is quite narrow and the navigable route follows a line that must be respected down to the last centimeter. All the tourists distributed along the various decks, even those most ignorant about navigation, perceive the tension in the air from the delicate maneuverings and are silent. Once this passage has been completed (everything is done manually), the ship proceeds with automatic navigation and the many tourists resume their conversations and perambulations from deck to deck.
After dinner, we witness a beautiful sunset, then night falls and we watch the waves for hours from the main deck as they swell, and then enjoy the sight of a group of dolphins swimming in the half-darkness. We are close to entering the Pacific Ocean, but there is still land to the left of the ship.
The ship’s prow rises and falls along with the high waves; the wind is strong and cold. The starry night is beautiful and the constellations easily visible. The Southern Cross constellation is particularly spectacular, with its four stars arranged in such a way as form a cross which points in the direction of the South Pole.

Domenica 20 gennaio 2013

Abbiamo già lasciato la navigazione in Oceano aperto e ci stiamo inoltrando in un altro canale; il mare è liscio, la giornata calda e soleggiata. Il pranzo viene anticipato di mezz’ora perché alle 14  è prevista una visita al Ghiacciaio Tempanos, che si trova alla fine di un fiordo. Tutto come previsto, alle due del pomeriggio siamo prossimi ad una massa enorme di ghiaccio, di colore scuro sporco in superficie e blu intenso dove si sta sfaldando.


Tutti scattano centinaia di fotografie. Viene calato un gommone in mare, scendono alcuni membri dell’equipaggio per recuperare un po’ di ghiaccio per il bar. Tutta l’operazione coinvolge molti passeggeri sul secondo ponte, perché, dopo il recupero del ghiaccio, si berrà a gogo. 


La nave rifarà poi lo stesso percorso per uscire dal fiordo, e riprendere la navigazione in direzione Puerto Eden, dove vive una piccola comunità, che si potrà visitare, solo pagando cinquemila pesos cilenos. Passano molte altre ore sotto un sole cocente, vediamo in lontananza il relitto di una nave greca che è stata abbandonata, e ora ospita solo gabbiani.   Poco dopo, scorgiamo su uno scoglio l’immagine bianca di una statua, rappresentante una Madonna.
Le montagne che incontriamo ora sono più basse e spoglie di quelle viste in precedenza. Molti sono gli isolotti e gli scogli, sempre segnalati da luci o pali bianchi e rossi.
Verso le 18,30 arriva il messaggio:  i passeggeri che sbarcheranno  per visitare Puerto Eden, dovranno indossare un salvagente.

Angela
Dall’imbarcadero di Puerto Eden prendono il mare molte barchette gialle, quelle che ci prenderanno a bordo per portarci a terra. Sulla nave "EVANGELISTAS Valparaiso" ci mettiamo in fila indiana e ci prepariamo ad un nuovo imbarco. Il mare è calmo, le barche di Puerto Eden larghe e sicure; in pochi minuti siamo a terra. Circa novanta persone vivono qui permanentemente, hanno chiesa, scuola con Internet e telefono.
Vivono di pesca e turismo. Oggi, eccezionalmente ci sono quasi 32 gradi.




Percorriamo su e giù tutte le passerelle in legno che costituiscono le strade di questo insediamento. Ci sono case ricoperte di ondulina, case in legno, piccole insenature con barche e tantissimi fiori: ranuncoli gialli, e fucsia di Magellano, muschi e arbusti bassi, verdissimi. Saliamo fino ad un punto dove ci sono un’altissima antenna che capta vari segnali, compresi quelli per i satellitari che abbiamo incontrato fuori da qualche casa, e un mirador  per osservare il bellissimo paesaggio sul mare.  Ci sono due bottegucce che vendono souvenir ovvero cesti e cestini, borsette fatte di erbe intrecciate, qualche oggetto in legno, cartoline, ec.



Sono quasi le 20, bisogna allungare il passo e velocemente ridiscendere fino all’imbarcadero, mentre qualcuno del villaggio ha già cenato e sta seduto fuori dalle propria casa. Mi imbarco per ultima, ripetiamo tutto il passaggio fatto per arrivare a P. Eden, e dopo qualche minuto siamo di nuovo sulla Evangelistas, pronti per la cena. Il caldo eccezionale della giornata, ci  ha rosolati.



Sunday, 20 January 2013

We have left the open-ocean stage of our journey behind us and are heading into yet another channel; the sea is smooth, and it is a warm, sunny day. Lunch is served half an hour early because of a scheduled visit to the Tempanos Glacier at 2:00 in the afternoon. The glacier is located at the end of a fjord. Everything proceeds according to plan, and at 2:00 we approach the enormous mass of ice, a dark color on the surface and an intense blue where the surface is wearing away. Everyone takes hundreds of pictures. An inflatable raft is lowered into the water and a few crew members retrieve some ice for the bar. The whole operation involves a lot of passengers on the second deck, because once the ice arrives, there will be lots of drinking. The ship will exit the fjord by retracing its steps and then continues along the route towards Puerto Eden, where a small community can be visited for the price of 5,000 pesos chilenos.
As the hours pass under a sweltering sun, we see in the distance the wreck of an abandoned Greek ship which now houses seagulls. Soon afterward, we see on a cliff the white image of a statue representing the Virgin Mary.
The mountains we are approaching in this stage of the journey are lower and more desolate than those we saw earlier. There are many little islands and cliffs, always marked by lights or by white and red poles.
Around 6:30 in the evening a message arrives: the passengers who will disembark to visit Puerto Even will have to put on a live jacket. We will be taken ashore by a number of little yellow boats. Thus we begin filing up on the Evangelistas Valparaiso ship and preparing for the new boarding experience.
The sea is calm, the boats of Puerto Eden are wide and safe, and in just a few minutes we reach the land. About ninety people live here permanently. They have a church and a school with Internet and phone service. Today, exceptionally, it is 32 degrees. We walk up and down all of the wooden boardwalks which make up the streets of this settlement. There are houses covered in corrugated tin, wooden houses, little inlets with boats and lots of flowers: yellow buttercups, fuchsia, mosses and short, very green shrubs. We climb up to a point where there is a very tall antenna that gathers a number of signals, including the satellite signals used by a number of the houses here. There is also a mirador to observe the beautiful landscape overlooking the sea.
There are two little shops which sell souvenirs in the forms of baskets big and small, bags made of woven grass, some little wooden objects, postcards and so on.
It is almost 8:00 p.m. and we need to speed up in order to reach the embarcadero on time. Some of the villagers have already eaten dinner and are sitting outside their houses. I am the last to embark. We then retrace the same steps we followed to arrive to P. Eden, and after a few minutes we are again on the Evangelistas, ready for dinner. Our skin turned pink under the exceptional heat.

Lunedì 21 gennaio 2013

Siamo alla tappa finale, quella che ci porterà attraverso il fiordo Ultima Esperanza  a  Puerto Natales. Il cielo è buio, le montagne ai lati del lungo  Canale Sarmiento in parte coperte da nubi. Grigio il cielo, verde grigio il mare, liscio come l’olio.





















La mattinata trascorre fra colazione e presentazione del programma della giornata, sbarco compreso.
I turisti che hanno fatto le ore piccole nella festa con danze latino-americane, dormono. Gli altri leggono, dialogano, i bambini (francesi) fanno i compiti con la mamma.
Verso le 14,30 c’è un passaggio in canale molto stretto. Torna il divieto di entrare nella cabina di comando, e tutti si rimettono a fotografare e ad osservare le due distinte rive in silenzio.
Superata questa difficoltà, l’accesso alla cabina di comando viene riaperto.






Ormai il viaggio è finito, restano le grandi manovre nel porto, per mettere i piedi a terra. 




Le valigie arriveranno due ore più tardi. Ci aspetta l’Hostal Melinda che si rivelerà una grande delusione. 


Monday 21 January 2013

We are in the final leg, the one which will lead us through the fjord of Ultima Esperanza to Puerto Natales. The sky is dark, the mountains flanking the Sermiento channel partly covered by clouds. The sky is grey, the sea is green-grey, and as smooth as oil.
We spend the morning between breakfast and the presentation of the day’s plans, including disembarkation. Those tourists who stayed up until the wee hours partying with Latin-American dancing are still sleeping. The others are reading or talking, while the (French) children are doing their homework with mother.
Around 2:30 in the afternoon there is another passage through a very tight channel, and once again it is forbidden to enter the captain’s cabin, and everyone starts taking pictures and watching the two distinct shores in silence.
After this difficulty has been overcome, we are again allowed access into the captain’s cabin.

The journey is now over, except for the big maneuvers in the port which will allow us to set foot on the shore. Our baggage will arrive two hours later, and the Melinda Hostal awaits us – little do we now know what a disappointment it will reveal itself to be.














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