La Ciudad de
Nuestra Segnora de La Paz toglie il respiro, non appena sbarchi in aereo a El
Alto (oltre 4000 metri), l'agglomerato più densamente popolato da indios
Aymara. Prendi un taxi e curva dopo curva precipiti a sud (3600 circa m.), in
direzione Plaza Murillo. Sono le 21, la città comincia a svuotarsi dai tanti
pendolari, venditori ambulanti che gestiscono ogni tipo di attività, in ogni angolo di via o slargo. Tutti
mangiano per strada, nelle
situazioni più improvvisate; ad ogni angolo si propone qualcosa da ingurgitare,
oltre a molta coca cola, gelati, dolci e musica o televisione a tutto volume.
Per conoscere
questa città, sede del Governo boliviano, che ora ha oltre 8 milioni di
abitanti, bisognerebbe disporre di almeno una settimana, da dedicare al Canyon
del Rio Choqueyapu, sul quale è cresciuta (1548), percorrendo a piedi le strade
che dal nord (El Alto) vanno a sud, cambiano sempre nome, e arrivano dove si
raggiunge 3000 metri circa sul livello del mare.
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"Mi Teleférico", linea La Paz - El Alto, è la cabinovia più alta del mondo, inaugurata nel
maggio 2014.
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Nella città sede del governo boliviano: gli indios vivono in alto (El Alto, con oltre 600 mila
abitanti), o aggrappati alle pareti del Canyon, che sono state completamente
disboscate; i ricchi "in
basso" e i più fortunati, abitano nella Zona Sur.
In mezzo c'è
Plaza Murillo, con il Palazzo Presidenziale, l'immensa Cattedrale, e un Jardin
(occupato da una moltitudine di piccioni che ha ormai insozzato tutto), con
al centro la statua di un Presidente che nel 1946, come Don Pedro Domingo
Murillo (1810), qui fu impiccato.
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Manifesto con l'immagine del
Presidente Evo Morales |
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Camminando verso Plaza Murillo e la Cattedrale. |
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Fondata nel 1605, fu completata
grazie al Re di Spagna e, successivamente, più volte ricostruita. |
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Il Palazzo del
Congresso Nazionale
(Camera dei Senatori e Camera dei Deputati)
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Palazzo
di Governo, detto Palacio Quemado, per l'incendio
che
lo devastò nel 1875. E' sede del potere esecutivo e del
presidente
della Repubblica. Di fronte c'è il monumento al
presidente
Gualberto Villarroel che nel 1946 fu trascinato
dalle
guardie fuori dal Palazzo e impiccato a un lampione
della piazza. |
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Plaza San Francisco, che prende il nome dalla Chiesa barocca, simbolo della città, e dall'annesso Convento. L' originaria costruzione (1549) a tre navate, crollò nel 1610; fu ricostruita in pietra, fra il 1744 e il 1753.
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La Vergine sull'altare principale, riccamente lavorato. |
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Il portone d'ingresso, massiccio e borchiato, come quello della Casa Nacional de Moneda, a Potosi. |
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Un gruppo, con al centro gli sposi, in posa per la fotografia di rito. Le due signore, "in nero" e "in giallo", portano l'abito tradizionale (XVIII sec.), un tempo imposto per legge dal re di Spagna. Il "bombin", originale Borsalino, in uno speciale equilibrio al centro delle lunghe trecce, ampi scialli frangiati, gonne con sottovesti a più strati. Sono due cholas, termine che un tempo si usava per chi nasceva da un colono e un'indigena. Oggi è sinonimo di persona orgogliosa di esibire l'abito tradizionale.
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Il cafe ristorante accanto alla Chiesa di San Francesco.
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Rappresentazione grafica di una "cholita". |
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Gonne decorate (a macchina), in vendita per strada,
nei pressi della Chiesa di San Francesco. Il motivo è simile,
ma non uguale, a quello di altre, viste al mercato di Uyuni. |
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Giacche corte, riccamente decorate (a macchina). |
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Cuffie in lana, con disegni e colori originali. |
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Mercado de Hechiceria (della Stregoneria); si tiene in Calle Jimènez e Calle Linares. |
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Questa placida signora che vende tutto l'occorrente per la "Brujeria" , e prepara sacchettini di "foglie secche di coca" da masticare durante il giorno, sarà un po' "strega" anche lei ? |
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Lane e piccoli oggetti colorati, usati nelle pratiche di stregoneria. |
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Piccoli lama imbalsamati,
utilizzati nelle "brujerias" |
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Ingresso di un negozio. |
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Mural |
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Signora (Chola) in costume tradizionale. |
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