Scendiamo dai 3.600 metri di Uyuni per risalire a oltre 4.000 di Potosi, una fra le città più alte del mondo, conosciuta per il suo argento, prima ancora di essere fondata (1545).
Narra la leggenda che Diego Huallpa, peruviano (ma allora la Bolivia, intesa come stato, non esisteva), nella ricerca di due lama che aveva smarrito, fu sorpreso dalla notte e quando accese un fuoco ai piedi di una montagna il cui nome in quechua era "Potosì" (esplosione), il calore fece liquefare la terra sottostante, dalla quale filtrò argento.
Racconta un'altra storia inca, che il re Huayna Capac sapesse dell'esistenza del prezioso metallo, e avesse ricevuto il messaggio di non scavare le pendici del Cerro Rico, le cui fortune erano destinate ad altri.
Sebbene il fondo stradale sia buono, la strada poco
frequentata, il van in buone condizioni, foriamo una gomma, e il nostro autista
fatica a sostituirla. Come Dio vuole, arriviamo a Potosi; imbocchiamo, una
curva dietro l'altra, una tortuosa salita che ci porta in mezzo ad un orribile
traffico di auto e pedoni, fino all' Hostal Colonial, a due passi dalla
Cattedrale e dalla Piazza 10 Novembre, cuore della città storica, dominata dal
Cerro Rico.
Nel 1650 Potosi era fra le città più popolate al mondo, ma la situazione mutò all'inizio del XIX secolo, con il declino della produzione mineraria, fino a quando, il crollo del prezzo dell'argento e l'esaurirsi delle vene, non aprirono la strada a zinco e piombo, oggi fra i minerali più esportati.
Nel 1650 Potosi era fra le città più popolate al mondo, ma la situazione mutò all'inizio del XIX secolo, con il declino della produzione mineraria, fino a quando, il crollo del prezzo dell'argento e l'esaurirsi delle vene, non aprirono la strada a zinco e piombo, oggi fra i minerali più esportati.
Sulla sinistra, l'insegna del Café La Plata, dove è piacevole sostare per mangiare, bere qualcosa di caldo, leggere giornali e riviste, lavorare al computer. |
Ecco il Cerro (4800 metri) che ha reso
ricchissimi Carlo V, e la Corona di Spagna, ma ha straziato più di otto milioni
di uomini, detti mitayos, dalla Ley
de la Mita, 1572, in base alla quale chi aveva più di 18 anni doveva lavorare, alternandosi in turni di 12 ore, e vivere nelle gallerie (vene) della miniera per quattro
mesi; un vero inferno (toccato a nativi, portoghesi e africani), nel quale
dominava "il diavolo", la cui immagine fu posta all'ingresso delle
minas, ed è ancora oggi venerata e fatta oggetto di doni, in cambio di
protezione e fortuna.
Nel 1987 l'Unesco dichiarò Potosi "
Patrimonio dell'Umanità", ma nel giugno del 2014, la stessa
organizzazione, ha inserito la città fra quelle a rischio degrado, per
l'attività mineraria che prosegue fuori da ogni controllo, anche alle pendici
del Cerro.
Chi sono questi boliviani che indossano
abiti coloratissimi ? A noi è stato detto che: i Potosini che hanno partecipato
giorni fa alla Festa in onore della Vergine di Cochabamba (15 agosto), venerata
in tutta la Bolivia, oggi riattraversano la città, in segno di devozione.
Sfilano giovani uomini e ragazze, danzano, accompagnati da tamburi e
macchinoni, adornati di coperte colorate, pupazzi giganti o oggetti d'argento.
E' stato chiesto alla famosa Virgen de Urkupiña: cosa vogliono i boliviani
a lei devoti? Ha risposto: sia il Presidente Evo Morales, che i Ministri del
suo Governo sperano che io moltiplichi i loro dollari!
Il Caffé La Plata, nella Piazza 10 di Novembre, ex
Plaza de Armas. L'intera Piazza è in "riabbellimento" da mesi. Il
giardino centrale è bloccato entro
un recinto di lamiere, e la circolazione abbastanza difficoltosa. Impossibile
scattare immagini dei palazzi che
costituiscono il cuore coloniale della città che crebbe senza alcuna
pianificazione fino a quando il Vicere Francesco da Toledo nel 1572 non
intervenne come "urbanista". Non stupisce che questa Piazza abbia
cambiato, nel corso del tempo, più volte fisionomia e nome, e lo faccia di
nuovo il 10 novembre 2014, quando
riaprirà, per offrirsi più bella ai turisti.
La statua della Libertà venne eretta e qui
collocata nel 1890, a ricordo della sollevazione (1810) contro gli Spagnoli, alla quale seguì l'Indipendenza nel 1825. |
Curiosa decorazione della porta di un locale,
vicino a Plaza de Armas o 10 Novembre. |
Il Centro storico è tutto giocato sui colori
azzurro-cielo, giallo o grigio pietra. |
Torre della Chiesa e Convento della Compagnia di Gesù. |
La Cattedrale,
dedicata a San Lorenzo, affacciata su Piazza 10 Novembre, fu edificata a
partire dal 1564, ma agli inizi del secolo XIX crollò, e venne ricostruita in
stile neoclassico.
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Potosì, in epoca coloniale, godette di tali fortune
da erigere più di ottanta chiese e conventi, come San Francesco e Santa Teresa,
rifugio di giovanissime di buona famiglia che si ritiravano in clausura,
portando in dote opere d'arte.
Casa Nacional de Moneda, dal 1930 Museo e Archivio Storico. |
La prima Casa si costruì fra il 1572 e il 1575; la
seconda si avviò nel luglio del 1759 e si inaugurò nel 1773. Qui si coniarono
monete per la Spagna, fra il 1773 e il 1825, per le Province Unite del Rio de
La Plata (1813-1815) e per la Repubblica boliviana (dal 1827 al 1951).
La grande "corte" con meridiana, dalla quale si accede alla Collezione di preziosi dipinti d'epoca coloniale. |
Dal 31 luglio 1969 la Casa Nacional de Moneda dipende dal Banco Central de Bolivia. E' uno scrigno di
tesori, oltre alla Pinacoteca, un'ampia area è dedicata all'esposizione delle
macchine, quali le laminadoras
de metal, arrivate
dalla Spagna nel 1753, e al sistema manuale di produzione con ricorso a schiavi
e muli.
L'antica Casa Real de Moneda, per volontà della Società di Geografia e Storia,
dal giugno del 1936 comincia ad organizzarsi come Museo e Archivio Storico,
accogliendo una miscellanea di Collezioni (oggetti d'argento, minerali, armi,
mobili, ecc.).
All'ingresso nella Casa, si trova un cortile con
fontana e un mascaron di Bacco, qui collocato nel 1865, dal francese Eugenio Martin Moulon, per ragioni a noi ignote. |
La Virgen del Cerro, di autore anonimo, sec. XVIII, forse il quadro più famoso qui conservato. Rappresenta la Vergine come Pachamama, all'interno del Cerro Rico. |
La Casa
Nacional de Moneda è un possente edificio in pietra e mattoni, in stile
barocco, che occupa una superficie di 15.000 m2.
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