Il blog di Angela e Giorgio
fotografi erranti, dalle Americhe all'Asia, alla ricerca di istanti di Bellezza da catturare e raccontare

Ideazione e progetto grafico: Monica eFFe

Traduzioni all'inglese: Sara Russell e Monica eFFe




“Il vero nucleo di base dello spirito vivente di un uomo è la sua passione per l'avventura. La gioia della vita proviene dai nostri incontri con nuove esperienze e, quindi, non c'è gioia più grande che avere un orizzonte che cambia incessantemente, per ogni giorno avere un nuovo e diverso sole. Se vogliamo ottenere di più dalla vita, dobbiamo perdere l’inclinazione per la nostra monotona sicurezza e adottare uno stile di vita più improvvisato, che in un primo momento ci sembrerà un poco folle. Ma, una volta che ci siamo abituati ad un tale stile di vita, comprenderemo il suo pieno significato e la sua incredibile bellezza. Non fermarsi, non stare seduti in un solo posto. Spostarsi, essere vagabondi, fare di ogni giorno un nuovo orizzonte”.

(Christopher McCandless)*

*Da ...”INTO THE WILD” di Jon Krakauer.











lunedì 28 luglio 2014

BOLIVIA: IN VOLO SOPRA LE ANDE, FINO A SANTA CRUZ




Il viaggiare è fatale ai pregiudizi, ai bigottismi e alle menti ristrette.
(Mark Twain)




In un'ora e mezza si lascia Iquique e il Cile, si attraversano le Ande, e si arriva a Santa Cruz de la Sierra, capitale economica della Bolivia, anche se città relativamente giovane, commerciale e moderna. 
Il dipartimento di Santa Cruz è il più esteso, il più tropicale della Bolivia, con enormi estensioni di praterie e selva, e solo per un terzo montagnoso. Si colloca nella parte orientale del territorio boliviano, confina con Brasile e Paraguay. Qui convivono differenti gruppi etnici: Guarayos, Sirionós, Chiquitanos, Chamacocos, Zamucos, Potoreras, Yanaiguas, Izozeños, Chiriguanos, Tapietes e Yuracarés. Lo spagnolo Ñuflo de Chávez fondò, nel 1561, Santa Cruz de la Sierra, in ricordo del suo paese natale in Extremadura. In seguito ad una rivolta degli aborigeni (1563) la città fu trasferita vicino al rio Piraí, dove ancora oggi si trova. Santa Cruz fu una città di frontiera durante i secoli XVI e XVII, per questo fu oggetto di diverse spedizioni dei gesuiti. Rimase marginale, fino a quando strade e ferrovie non la collegarono ai mercati nazionali e internazionali. Così in soli 25 anni è diventata la seconda città della Bolivia, e l’area più popolata del Paese.

Il Governo del Dipartimento fa pubblicità a Santa Cruz, dicendo che il meglio che ha da offrire è la sua gente, le sue aree protette e la sua biodiversità; una terra dove tutto è possibile, perché innova e intraprende; per questo è la regione che cresce di più in Sudamerica (lo si capisce dai macchinoni che corrono nelle sue strette vie), ma è anche una terra di cultura. Qui, infatti, si organizzano eventi come: ogni due anni,  il Festival Internazionale di Musica Rinascimentale e Barocca; il Festival del Teatro, la Fiera Internazionale del Libro, e altro.
Abbiamo trovato una cartolina pubblicitaria, molto colorata, con libri che volano e un bambino con la testa tuffata fra le pagine; dice la scritta sul verso: Leggere è un atto poetico e politico.
I caffé, le gelaterie, le pasticcerie, i luoghi di ritrovo per ragazzi, bambini e adulti di ogni tipo di estrazione sociale qui non mancano, alcuni autoctoni, però, preferiscono fare gli ambulanti per strada o mendicare, con i loro piccoli e donne, masticando tutto il giorno foglie di coca. La domenica, da mattina e sera, è la loro unica occupazione, oltre a quella di alimentare un po' i figli.






































































































































































































































La recepcionista dell'Hotel Copacabana























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