Abbiamo viaggiato dalle 8,20 alle 20, con questa auto fuoristrada (NISSAN 4WD) dell'Agenzia turistica Los Alamos (in Santa Cruz) per visitare il Forte e il paese di Samaipata, a 120 km dall 'Hotel Copacabana, dove siamo ospitati.
La storia di questi luoghi è pre-incaica; chi li ha studiati, ha concluso che il complesso archeologico El Fuerte con la grande Roccia Scolpita fu un luogo cerimoniale e amministrativo fra i più grandi al mondo, unico nelle Ande e rappresenta la testimonianza archeologica più estesa dell'intera Amazzonia.
Esso fu, da prima, un centro cerimoniale delle popolazioni amazzoniche, successivamente una postazione dell'Impero Incaico, e, in epoca coloniale, un forte spagnolo che garantiva le comunicazioni fra Asuncion (Paraguay) e Lima (Perù).
Il nome Samaipata deriva da: sama e pata che in lingua quechua significano altura e luogo.
Questo complesso si trova nella Provincia Florida, e appartiene al municipio di Samaipata, a sudest del Dipartimento di Santa Cruz, nella "Faja Sub-Andina (Fascia Sub-andina)", nel cosiddetto Codo de Los Andes Orientales (Gomito delle Ande Orientali); il paese è a 1640 metri sul livello del mare, in un'area naturale dove si trovano valli con numerose cascate del fiume Pirai.
Venditrici ambulanti di cibi e bevande alle fermate o nei siti. |
Il nome Samaipata deriva da: sama e pata che in lingua quechua significano altura e luogo.
Questo complesso si trova nella Provincia Florida, e appartiene al municipio di Samaipata, a sudest del Dipartimento di Santa Cruz, nella "Faja Sub-Andina (Fascia Sub-andina)", nel cosiddetto Codo de Los Andes Orientales (Gomito delle Ande Orientali); il paese è a 1640 metri sul livello del mare, in un'area naturale dove si trovano valli con numerose cascate del fiume Pirai.
Nel 1998 l'Unesco ha dichiarato "El Fuerte" patrimonio dell'Umanità, perché ha riconosciuto questo sito, a 1950 metri sul mare e a 9 km dal paese, come il luogo preispanico più straordinario e enigmatico (ancor oggi oggetto di studio), punto d'incontro di culture amazzoniche, chaquenas e andine.
La prima parte del percorso, in uscita da Santa Cruz, è un susseguirsi di paesi, immersi in un caos edilizio disorientante, e in un verde esuberante. Di qui in avanti, sono coltivate soya (e derivati), frutta e verdura, che poi vengono trasferite e vendute a Santa Cruz. Immaginatevi che traffico di camion ci sia su e giù per la Valle.
I colori dominanti, colti al volo, sono quelli degli agrumi, soprattutto enormi mandarini che le donne vendono fuori dai mercati municipali, e lungo la strada, dove il traffico rallenta, quando occorre fermarsi per pagare un pedaggio.
La strada che porta a Samaipata, era l'antico (ancora oggi in uso), tracciato fino a Sucre (una delle 2 capitali del Paese). Un tempo era privata, oggi è dello Stato, ma con pedaggio e buche, e smottamenti da paura.
Ci dicono che sempre si parla di riasfaltarla, per il momento, invece, la si rattoppa, la si rafforza là dove crolla, ma qui tutto è in movimento. Tutta la Valle è molto fragile, e si sfalda come burro al sole!!! E' molto stretta e compressa fra il fiume e le montagne, sottoposta a ogni tipo di vibrazione, creata da bus, auto, camion di ogni dimensione, giorno e notte, per non parlare delle scosse telluriche.
Dopo circa un'ora e mezza di traffico intensissimo, su fondo stradale pieno di "cabra molles" ovvero dissuasori di velocità, ci ritroviamo al posto dove si paga il pedaggio per entrare alla Valle de la Purificacion.
All'inizio del percorso che porta fino a Samaipata e poi a Sucre, il nostro giovane autista si era fermato ad accendere un cero davanti a questa immagine, dove sostano autisti giorno e notte, per chiedere la grazia di un viaggio senza pericoli.
Al rientro, nel buio delle 18,30 circa, mentre procedevamo in direzione Santa Cruz, abbiamo inteso pienamente il perché di questo omaggio. Salvarsi la pelle qui, è veramente un miracolo, se non ti aiuta la Vergine !!!
Evo Morales, presidente e protettore degli indigeni, pensaci tu, ma molto presto !!! anche per il bene della Nazione, dato il crescente turismo verso il Fuerte, e gli interessi economici che sono in ballo (commercio di frutta e verdure verso tutto il Paese). Lungo il percorso ci fermiamo a fotografare queste (come chiamarle ???) crepe nelle montagne ???
Viste ancor più da vicino, presentano questi motivi
Entriamo a Samaipata paese, e ci fermiamo davanti al piccolo Museo archeologico. Sale con noi la Guida locale, una ragazza deliziosa e professionale che ci accompagnerà all'interno dell'area de El Fuerte, enorme roccia in arenaria, è scolpita con figure zoomorfe, che rappresentano tanto felini (giaguaro e puma) che serpenti; motivi geometrici, quali nicchie - grandi e piccole - , scalini di altezza diversa, sedili quadrangolari e triangolari, piscine o vasche.
Fu un centro magico-religioso, un luogo cerimoniale fra i più grandi del mondo che richiese la presenza di molti specialisti. Il sito, infatti, risulta costituito da due distinti settori uno cerimoniale, l'altro amministrativo, di vigilanza, e militare; oltre che un'area commerciale e agricola.
Dopo un'altra mezza ora di percorso tortuoso, lungo una strada in terra battuta, che porta all'ingresso dell'area archeologica, acquistiamo i biglietti, e entriamo.
La nostra guida. |
Dopo un'altra mezza ora di percorso tortuoso, lungo una strada in terra battuta, che porta all'ingresso dell'area archeologica, acquistiamo i biglietti, e entriamo.
Impieghiamo due ore, a raggiungere la "grande roccia in arenaria, scolpita", che misura circa 20 ettari, salendo larghi gradini in terra battuta, piegati in avanti a causa del vento molto forte.
La capanna che ospita la biglietteria. |
Il cartello del sito, in una foto di Angela. |
Samaipata paese, si trova ad ovest del Forte, in una piccola Valle circondata da montagne. Si è fatta l'ipotesi che, data l'intensa attività agricola in epoca pre-colombina, si siano costruiti sulla cima del Monte della Patria dei "silos", ovvero strutture su base circolare, per ammassare e conservare il grano, come si può scorgere da questo osservatorio, costruito in legno.
Il primo punto di osservazione del percorso. |
Vista panoramica dal Mirador 1, con il Muro incaico, in basso e, subito dopo, il "Dorso del serpente". |
Mirador sulla grande vallata. |
Oggi non è più permesso, per motivi di tutela e conservazione, calpestare la grande roccia, quindi anche le fotografie si possono scattare solo dai Miradores: punti di osservazione sopraelevati.
Rappresentazione di un felino (giaguaro), inscritta in un cerchio: a destra la testa. |
Al centro della Roccia, nella parte più alta, si trova il "Coro de los Sacerdotes", un cerchio tagliato nell'arenaria, di circa sette metri di diametro, dotato di sedili interni e esterni, al quale oggi non è possibile avvicinarsi, per ragioni di conservazione. Qui sopra il serpente.
Disegno del "Coro de los Sacerdotes". |
"Locali usati dai sacerdoti Incas (1470-1490 A.C. che officiavano i servizi spirituali nel tempio, presentano nicchie dove si collocavano le mummie e gli idoli".
Le hornacinas o nichos (nicchie). |
Nicchie incaiche. |
La "Casa spagnola". |
Insieme di case costruite dagli Incas, su resti di edifici di culture antecedenti. |
Kallanka o, in lingua quechua, edificio di grandi dimensioni: m 70.5 per m 14.3; dotato di 8 porte frontali e una posteriore, fu usato a fini amministrativi o militari.
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Le Cinque Nicchie nel settore Nord della Roccia |
Vale la pena, prendere visione di un progetto conservativo della Roccia di Samaipata", a cura di due giovani archeologi, una boliviana e un italiano: www.youtube.com/watch?v=ff9AYy4iLjo
Il paese di Samaipata
Il ristorante dove abbiamo pranzato. |
Fiori
del giardino-orto del Museo Archeologico,
dove è in corso un riordino delle Collezioni.
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Ceramica antropomorfa raffigurante una femmina. |
Entrambi i vasi provengono da scavi effettuati nelle valli intorno a Santa Cruz.
Altro vaso di coccio antropomorfo. |
Cioccolato boliviano, in vendita di fronte al Museo Archeologico. |
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