Il blog di Angela e Giorgio
fotografi erranti, dalle Americhe all'Asia, alla ricerca di istanti di Bellezza da catturare e raccontare

Ideazione e progetto grafico: Monica eFFe

Traduzioni all'inglese: Sara Russell e Monica eFFe




“Il vero nucleo di base dello spirito vivente di un uomo è la sua passione per l'avventura. La gioia della vita proviene dai nostri incontri con nuove esperienze e, quindi, non c'è gioia più grande che avere un orizzonte che cambia incessantemente, per ogni giorno avere un nuovo e diverso sole. Se vogliamo ottenere di più dalla vita, dobbiamo perdere l’inclinazione per la nostra monotona sicurezza e adottare uno stile di vita più improvvisato, che in un primo momento ci sembrerà un poco folle. Ma, una volta che ci siamo abituati ad un tale stile di vita, comprenderemo il suo pieno significato e la sua incredibile bellezza. Non fermarsi, non stare seduti in un solo posto. Spostarsi, essere vagabondi, fare di ogni giorno un nuovo orizzonte”.

(Christopher McCandless)*

*Da ...”INTO THE WILD” di Jon Krakauer.











domenica 20 luglio 2014

IL MUSEO GUSTAVO LE PAIGE E LA SCOPERTA DI TULOR




Il Museo di San Pedro di Atacama (Cile del nord) racconta la storia degli Atacameños o Licanantay o "abitanti del territorio"; ovvero le "diverse" genti i cui predecessori si stabilirono nell'area di San Pedro de Atacama 1500 anni fa, fino alla conquista degli Inca e poi degli Spagnoli (1536, ma la pacificazione del territorio arrivò venti anni più tardi, con il trattato di Suipacha, 1556).

Le varie comunità di Atacameños, ieri come oggi, non sono culturalmente omogenee, ma si differenziano fra loro, rappresentando una pluralità di culture.
La lingua originaria era il kunza, che si estinse all'inizio del XX secolo. Ne rimangono tracce soprattutto nella toponomastica, in qualche canto rituale e qualche cerimonia.
La loro lingua non è di origine andino-equatoriale, come il quechua e l'aymara. Gli atacameños protohistoricos parlavano aymara, quechua e poi castillano: erano poliglotti.


L'attuale Museo archeologico Gustavo Le Paige, a San Pedro.




























Il Padre gesuita, di origine belga, Gustavo Le Paige, al quale si devono le collezioni del Museo di San Pedro, che ha chiuso al pubblico a novembre 2014 e riaprirà nello stesso luogo, ma in un nuovo edificio, nel 2016.
Fino al 2007 il Museo esibiva corpi umani preistorici, conosciuti come "mummie", ma lo stesso anno, su richiesta del popolo Licanantay o Atacameños furono ritirati dal percorso espositivo e collocati nell'area dove si conservano reperti del Museo.
La questione è molto interessante, perché ha a che vedere, secondo gli Atacameños, con il rispetto dovuto agli antenati.
Questa scelta ha portato a ripensare tutto il percorso espositivo e, quindi, alla scelta di costruire una nuova sede e pensare un diverso allestimento.




















Lo studio, con la sua scrivania e alcuni dei suoi dipinti, allestito nel Museo.

Gustavo Le Paige, nato in Belgio, vicino a Liegi, nel 1903, arrivò in Cile nel 1953 (Chuqicamata), inviato dall'ordine dei Gesuiti, dopo vari anni di pratica missionaria in Congo.


Nel 1954 si spostò a San Pedro, dove era venuto a mancare un suo confratello. Qui visitò ogni angolo del territorio, portò a termine opere importanti per la comunità (strade, ospedali, campi da calcio, raccolta delle acque, ecc.); studiò le popolazioni indigene preispaniche di Atacama, alle quali dedicò ben quattro libri e vari articoli; raccolse tutti i materiali ritrovati in oltre 300 siti (cimiteri, insediamenti abitati, ecc.) nella casa parrocchiale (1957); successivamente, con l'aiuto dell'Università Cattolica del Nord, avviò la costruzione del Museo, inaugurato nel 1963.

Gustavo Le Paige è il gesuita che ha "promosso" il turismo nel deserto di San Pedro de Atacama, oggi pueblo assai ricco, "venduto" ai turisti di tutto il mondo come luogo "povero" e come tale conservato.

Una fotografia di San Pedro, negli anni cinquanta, quando il Padre Gesuita arrivò in questo pueblo, che divenne poi la sua ragione di vita, come ebbe a dire.
A partire dal 1972 ricevette dal Governo del Cile, del Belgio, della Spagna e dalle università  cilene, ogni tipo di riconoscimento scientifico. Morì a Santiago nel maggio del 1980; chiese di essere sepolto a San Pedro, luogo che, grazie a Gustavo Le Paige, fu riconosciuto dopo qualche decennio "capitale archeologica del Cile".



San Pedro, un Oasis en el desierto.  



San Pedro de Atacama si trova  a 2450 metri sul livello del mare, in una zona formata da piccole oasi, costituite dal drenaggio dei fiumi San Pedro e Vilama, che hanno favorito l'insediamento umano.


Le oasi, nel nord del Salar de Atacama, si trovano fra la Cordigliera delle Ande e quella di Domeyko.









La Puna


E' un altipiano situato fra i 3600 e i 4200 metri, dove cresce un'erba dura e resistente (pajas bravas), con una presenza di alberi e arbusti; la zona è ricca di uccelli e mammiferi, fra i quali il guanaco e la vicuña. 
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Algarrobo, albero il cui legno è usato anche oggi nella costruzione delle abitazioni.



Frutto del Chañar, simile a una noce.

 




I PRECURSORI

Circa 9.000 anni a. C. questa zona era abitata da uomini cacciatori (di guanacos, vicuñas e roditori vari) e raccoglitori (radici, frutti e foraggi), costretti a vivere nelle quebradas, per via di una grande siccità che colpì fra l'8.000 e il 4.000 a. C.  tutta l'America del Sud. Gli uomini impararono a sopravvivere e ad adattarsi all'ambiente; fra il 4.000 e il 600 a. C. cominciarono a fissare la loro dimora in un luogo per riuscire a praticare pastorizia e agricoltura.

I primi insediamenti furono: Tambillo, nel 6.000 a. C., con abitazioni a base circolare, scavate nel terreno, e al centro fuochi che servivano per l'alimentazione e per cuocere oggetti in terra; Puripica, a nord di San Pedro, dove crearono recinti per allevare piccoli camelidi che erano stati cacciati vivi.


Una sezione "speciale" del Museo è la Sala del Tesoro, creata nel 1991, grazie al contributo della Minera Escondida.


Attorno al 600 a.C. l'oasi di San Pedro fu stabilmente occupata da uomini che svilupparono scambi di prodotti con il nordest (?) dell'Argentina, l'altopiano della Bolivia (Cultura Tiwanaku), la Valle del Rio Loa e la costa cilena.

Nel periodo degli insediamenti definitivi, nascono la produzione di ceramica nera e si diffondono tecniche per la trasformazione dei minerali.

Particolare interesse ha destato la relazione con Tiwanaku (potente Stato, prossimo al Lago Titicaca, oggi in Bolivia). 
Nel 2005 si sono pubblicati i risultati di un'indagine scientifica che negava la presenza di una colonia di gente del Lago, nell'area di San Pedro,  fra il 500 - 1000 (!!!) a. C. come si era ipotizzato. Scavi, studi e indagini scientifiche proseguono. 

Si pensa che lo Stato di Tiwanaku sviluppò una relazione con la Cultura di San Pedro, più fondata sulla complementarietà che sul dominio e il controllo delle risorse (minerali di rame, legname, ecc.), ai quali pure erano molto interessati. Certamente non fu l'unico scambio mercantile che San Pedro registrò, perché venne a trovarsi ad un incrocio su vie carovaniere.
Una forte influenza di Tiwanaku è rivelata dal ritrovamento nelle sepolture di tavolette, con chiari tratti dell'iconografia di Tiwanaku. Erano utilizzate nelle pratiche con allucinogeni nelle cerimonie (coca che proveniva dalle Ande orientali), legate ai sacrifici con  decapitazione.



Tavolette per il consumo di allucinogeni per inalazione




All'inizio del XV secolo l'Inka Tupac Yupanqui conquistò questo territorio, riorganizzandolo, imponendo una nuova religione - il culto del sole - e il consumo di sostanze allucinogene (foglie di coca) nelle pratiche cerimoniali.
Gli Inca costruirono, ad esempio, la Pukara de Quitor, una fortezza su un promontorio che domina il fiume San Pedro, fu l'ultima che resistette all'arrivo degli Spagnoli nel 1536, ma l'area fu "pacificata" solo nel 1556.


Alla fine del XVI secolo iniziarono la colonizzazione  e l'evangelizzazione che provocarono cambi culturali e tecnologici che esposero gli atacameños  nei 100 anni successivi all'abbandono della zona.

Con l'indipendenza dalla Spagna (1824) l'area entrò a far parte della Bolivia e di una sfera fortemente mercantile. 
Dopo il 1883,  con la fine della Guerra del Pacifico, fu annessa al Cile, che andò sviluppando un'economia basata sull'estrazione del salnitro e del rame. La conseguenza fu la proletarizzazione della popolazione che si vide sottratta l'acqua del territorio, al fine della produzione industriale.


Attualmente gli atacameños o licanantai sono poco oltre le 21.000 persone, e rappresentano il 3,04%  della popolazione indigena cilena. 


Per documentarsi on line, visitare questo prestigioso sito del Museo del Chile Precolombiano, in Santiago: http://chileprecolombino.cl/pueblos-originarios/atacamenos/historia/




TULOR



Questo sito scoperto nel 1958 da Padre Gustavo Le Paige, a 6/7 km da San Pedro di Atacama.

Secondo l'antropologa cilena Anna Maria Baron che negli anni ottanta scavò a Tulor, questo insediamento che si è conservato intatto, è il luogo d'origine della Cultura Atacameña, e ha 3000 anni di storia
Si tratta di popolazioni che arrivano, si stabiliscono qui e danno vita ad un insediamento permanente, che è fra i pochi al mondo che si conservano d'epoca neolitica. Il sito solo in piccola parte è stato scavato e portato alla luce. In 2000 anni, il vento, la pioggia, la sabbia e le presenze umane rischiano di cancellarlo se non si adotteranno speciali tecnologie per proteggerlo.
















Questo è il "logo" della Comunità Atacamegna de Coyo, alla quale sono state affidate la cura e sorveglianza del sito .













Siamo arrivati con una guida che da San Pedro ci ha accompagnati, abbiamo pagato un biglietto d'ingresso, e un'altra giovane guida ci ha seguiti nel percorso.



Abitazione in adobe a pianta circolare, ricostruita su modello originale.









Tulor, settore n. 6, con le abitazioni a base circolare.




Sentiero in terra battuta che porta al sito

Ovunque erbe del deserto e sabbia

Questo vegetale si chiama: Rica - Rica
Interno di una abitazione a base circolare con il 
focolare al centro

La copertura a forma conica

L'unica apertura che serve come porta d'accesso;
in lontananza il vulcano Licancabur.

Il sistema di copertura con un palo al centro 
vari altri a raggiera, poi ricoperti di frasche.





La passerella in legno, sollevata da terra, che evita di calpestare l'area, e permette di vedere da un livello più alto, "le impronte" in adobe, dell'antichissimo insediamento







Muretti in adobe, costruiti a recinzione dell'ingresso all'area.


















Nel piccolo museo del sito archeologico sono esposti vari reperti, come queste ceramiche nere. La costruzione, sempre su base circolare, è recente.


Strumenti ritrovati a Tulor, utilizzati nel consumo di allucinogeni nelle pratiche cerimoniali: pipe (del periodo formativo, 1500 a. C. - 400 d. C.); successivamente tavolette, tubi per inalare, cucchiaini (periodo tiwanaku).





















Domina su Tulor il vulcano Licancabur













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