Il blog di Angela e Giorgio
fotografi erranti, dalle Americhe all'Asia, alla ricerca di istanti di Bellezza da catturare e raccontare

Ideazione e progetto grafico: Monica eFFe

Traduzioni all'inglese: Sara Russell e Monica eFFe




“Il vero nucleo di base dello spirito vivente di un uomo è la sua passione per l'avventura. La gioia della vita proviene dai nostri incontri con nuove esperienze e, quindi, non c'è gioia più grande che avere un orizzonte che cambia incessantemente, per ogni giorno avere un nuovo e diverso sole. Se vogliamo ottenere di più dalla vita, dobbiamo perdere l’inclinazione per la nostra monotona sicurezza e adottare uno stile di vita più improvvisato, che in un primo momento ci sembrerà un poco folle. Ma, una volta che ci siamo abituati ad un tale stile di vita, comprenderemo il suo pieno significato e la sua incredibile bellezza. Non fermarsi, non stare seduti in un solo posto. Spostarsi, essere vagabondi, fare di ogni giorno un nuovo orizzonte”.

(Christopher McCandless)*

*Da ...”INTO THE WILD” di Jon Krakauer.











giovedì 8 novembre 2012

LA PARTENZA / L'ARRIVO

Thursday 8 November 2012




"La vera casa dell'uomo non è una casa,
 è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi."
(Bruce Chatwin)






Il piccolo, grazioso hotel dove siamo ospitati, nel quartiere San Telmo

The small, charming hotel where we hosted in San Telmo









Dopo la levataccia di ieri mattina, alle quattro della "madrugada", dopo varie attese, file, controlli,  coincidenze, voli, dopo più di ventiquattro ore di veglia e circa sedici ore di volo, tra Bologna Madrid e Madrid Buenos Aires, siamo finalmente sbarcati all'aeroporto di Ezeiza (B.A.), stanchi morti, ma felici.
Fuori dell'ultimo controllo doganale, abbiamo trovato una specie di bacheca mobile, gestita da un ragazzo bruno con cellulare, ed i nostri due nomi scritti a lettere cubitali appesi a quella bacheca. Ci hanno chiamato il taxì, che è arrivato dopo una decina di minuti, e, dopo un'altra mezz'oretta di auto, lungo una specie di autostrada, finalmente abbiamo potuto consegnare le nostre valigie in mani amiche e scioglierci sotto una calda doccia ristoratrice.
Avevamo un poco di "mal di terra"  e ci sembrava che il letto ci tremasse sotto, ma una decina di gocce hanno rapidamente risolto il problema.
Oggi, otto novembre, abbiamo per la prima volta messo il naso fuori dalla porta dell'hotel e dentro alla città di Buenos Aires. Abitiamo in San Telmo e abbiamo dovuto camminare parecchio (una caminata perra), per raggiungere un nostro amico, il quale ci aspettava dalle parti di Entrerios, per cambiarci un poco di denaro, nel cosidetto "mercato parallelo", dove ti pagano il dollaro e l'euro (dollaro/euro blu) un punto, punto e mezzo più del cambio ufficiale e oltre due punti più di quello che ti dà la banca; un'altra delle innumerevoli stranezze che ti "squaderna" davanti agli occhi, questo incredibile, meraviglioso, contraddittorio Paese.
Un'immensa città, di 19 milioni di abitanti circa, con 40.000 taxi circa, dove la storia delle cose e degli uomini ha seminato ovunque le sue orme, non sempre esteticamente accettabili.
Un po' Libano (edifici lasciati incompleti), un po' Habana (edifici storici, minuscole impronte d'inizio secolo in totale abbandono), un po' Pechino (mille stili accomunati dal fronte della stessa strada) e anche un po' Napoli (monnezza maleodorante, a 34 gradi di temperatura), ec .. ec.. e, molto altro ancora. Meravigliosi alberi fioriti, con fiori di colore viola-lillà, qualche raffica di Buona Aria (si spiega il nome Buenos Aires) , una marea di "italiani che furono", ovvero vecchi immigrati degli anni cinquanta, i loro figli, oggi quaranta / cinquantenni. 
Ahi Sudamerica ... Ahi Sudamerica !!! (vecchai canzone di Paolo Conte).
Il GRAN CAFE' GARDEL (Entre Rios Esq, Av. Indipndencia), Buenos Aires che fu, è un pallido ricordo, per certi versi straziante, il tutto registrato nelle movenze dei suoi più vecchi avventori. Chi da Cosenza, chi da Sorrento, eppure approdati molti o pochi anni fa, alla "Grande Parigi" del Sud America.
Ahi Sudamerica, ahi Sudamerica le nostre origini latine si perdono e alimentano qui.
Adesso, dopo un riposino pomeridiano, per riprenderci dalla stanchezza accumulata, che ci procurava forti crampi ai muscoli delle gambe, usciamo di nuovo, in cerca di un ristorantino vegetariano e di un adattatore per le nostre spine europee, inadatte agli "enchufes" argentini (diversi in ogni paese sudamericano).
Dopo la cena, al rientro, proveremo a scaricare un poco delle foto che Angela ha scatticchiato in giro e, compatibilmente con i tempi e con i mezzi, le pubblicheremo.

***

Un angolino romantico per Monica: il giardinetto nel retro dell'hotel, separato dal comedor (saletta pranzo) da una semplice vetrata a tutta parete. Vi si accede da una porta ricavata nella vetrata.

A romantic corner for Monica: the garden in the back of the hotel, separated from comedor (dining room) with a simple glass wall. It is accessed by a door made ​​in the window.














After waking up early yesterday morning, at four in the "madrugada" after various demands, files, controls, connections, flights, after more than twenty-four hours of wakefulness and about sixteen hour flight from Bologna to Madrid Madrid and Buenos Aires, we finally landed at the airport of Ezeiza / BA), dead tired, but happy.Out of the last customs inspection, we found a kind of sign mobile, managed by a dark-haired boy with mobile phone, and our two names written in large letters hanging sign aquel. They called the taxi, which arrived after about ten minutes, and after another half hour drive away, along a sort of highway, we could finally deliver our bags in friendly hands and make a hot refreshing shower.
We had a bit of "air sickness" and it seemed that the bed was shaking under us, but about ten drops have quickly resolved the problem.Today, November 8, we have for the first time set foot outside the hotel door and into the city of Buenos Aires. We live in San Telmo and we had to walk a lot (a trek perra), to reach a friend of ours, which we expected the parties to Entrerios, to change into a little money in the so-called "parallel market", where you pay the dollar and the euro (euro blue) a point and a half more than the official exchange rate and more than two points more than the bank gives you, another of the many quirks that you can find in this amazing, wonderful, contradictory country.
A huge city of 19 million inhabitants, with about 40,000 taxis, where the history of things and men has sown everywhere in his footsteps, not always aesthetically acceptable.A little 'Lebanon (buildings left incomplete), a little' Habana (historic buildings, tiny footprints of the century in total abandonment), a little 'Beijing (thousand styles united by the front of the same street) and even a little' Napoli (smelly garbage, to 34 degrees in temperature), and much more. Wonderful flowering trees, with flowers of purple some gust of Good Air (explains the name Buenos Aires), a lot of "Italians who were" old immigrants from the fifties, children of immigrants, now forty / fifty years old. Ah, South AmericaAh, South America! (old song by Paolo Conte).
The GRAND CAFE' GARDEL (Entre Rios Esq, Av Indipendencia), old Buenos Aires, is a distant memory, in some ways heartbreaking, all registered in the movements of his oldest customers. Who from Cosenza, who arrived from Sorrento but few or many years ago, the "Greater Paris" of South America.Ah, South America, South America our Latin roots are lost and feed here. Now, after an afternoon nap to recover from tiredness, that procured us severe cramping tendons of the legs, we go out again, in search of a vegetarian restaurant and an adapter for our European plugs, ill-suited "enchufes" Argentine (different in every South American country). After dinner, the return, we will try to download a little of the photos that Angela took, and, depending on inscription timings, we will publish.






















































































Un patio interno all'edificio dell'hotel

An interior patio of the hotel building

Lo stesso visto dal primo piano
The same seen from the first floor

L'entrata e la recepcion, vista dal corridoio accanto al patio
The entry and recepcion view from the hallway next to the patio

























La vetrata che divide il comedor dal giardino

The glass that divides the comedor from the garden




La facciata del Gran Café Gardel, in Av. Indendencia, esquina Entrerios.

The front of the Grand Café Gardel, in Av Independencia, esquina (corner) Entrerios.




























































































Un forno italiano, dall'altra parte della Avenida.

An Italian bakery on the other side of the avenue.












































Alcuni dei prodotti sfornati dalla Panaderia italiana "La Pompeya".

Some of the baked goods from  Italian Panaderia



































































































                                                                                                                                                                                           

































Maximo Maresca, oriundo italiano, incontrato al Gran Café Gardel, mentre conversa con G. Lavora nella Panaderia Italiana.


Maximo Maresca, a native Italian, met at the Grand Café Gardel, while conversing with G. 
He works in the Italian Panaderia.



Uno dei colleghi di Màximo

One of the colleagues of Maximo
















1 commento:

  1. Che meraviglia! Vedo che vi siete sistemati bene!!!
    Grazie per avere pensato a me davanti all'angolino romantico!

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