Il blog di Angela e Giorgio
fotografi erranti, dalle Americhe all'Asia, alla ricerca di istanti di Bellezza da catturare e raccontare

Ideazione e progetto grafico: Monica eFFe

Traduzioni all'inglese: Sara Russell e Monica eFFe




“Il vero nucleo di base dello spirito vivente di un uomo è la sua passione per l'avventura. La gioia della vita proviene dai nostri incontri con nuove esperienze e, quindi, non c'è gioia più grande che avere un orizzonte che cambia incessantemente, per ogni giorno avere un nuovo e diverso sole. Se vogliamo ottenere di più dalla vita, dobbiamo perdere l’inclinazione per la nostra monotona sicurezza e adottare uno stile di vita più improvvisato, che in un primo momento ci sembrerà un poco folle. Ma, una volta che ci siamo abituati ad un tale stile di vita, comprenderemo il suo pieno significato e la sua incredibile bellezza. Non fermarsi, non stare seduti in un solo posto. Spostarsi, essere vagabondi, fare di ogni giorno un nuovo orizzonte”.

(Christopher McCandless)*

*Da ...”INTO THE WILD” di Jon Krakauer.











domenica 21 settembre 2014

OLLANTAYTAMBO - MACHU PICCHU









Arriviamo a Ollantaytambo (Ollanta per i locali: 2792 m. s.l.m. ca.) a metà pomeriggio, per pernottare in un delizioso Hostal, dalle cui finestre, la mattina seguente, godiamo di un'incredibile vista sulle montagne innevate. 



Abbiamo solo poche ore per visitare il villaggio, abitato ininterrottamente dal XIII secolo da Incas. Manco Inca che in fuga da Chinchero qui aveva preso possesso della fortezza  e dei suoi terrazzamenti, mise in forte difficoltà Hernando Pizarro (fratellastro di Francisco), arrivato per catturarlo. Alla fine gli Spagnoli prevalsero per via dei "rinforzi" che sopraggiunsero.


Ollantaytambo significa: Locanda (tambo) di Ollantay, nome di un guerriero inca.
(Etimologia aymara: “ulla-nta-wi”: luogo elevato da dove si può guardare in basso. // Etimologia quechua: proviene da Ollantay, un capitano dell’inca Pachacutec, e tambo: luogo di sosta, deposito).
http://youtu.be/xayUvquz41Y






















Per visitare la fortezza occorre acquistare un biglietto d'ingresso e servono almeno due ore di tempo. In cima alle terrazze c'è il "Tempio delle dieci finestre", per via delle "nicchie" nella parete posteriore (l'unica rimasta) e ancora più su c'è il "Tempio del Sole", di cui sopravvive il lato???, costituito da sei immensi blocchi di granito, provenienti da una vicina cava (ci si chiede come sia stato possibile trasportarli fino a qui). Dall'alto, inoltre, si gode della vista di un granaio, costruito in un luogo elevato per conservare le derrate alimentari, e delle mura, la piccola parte che fu elevata, prima della dominazione spagnola.


La scala a gradini, sulla sinistra, serve per "salire" in alto, fino alla fine dei terrazzamenti.














All'ingresso dell'area archeologica c'è questo "cantante" (non vedente) che si accompagna con l'arpa


Magnifici teli ricamati in vendita fuori dal Parque






Farfalle e colibrì, ricamati su un drappo nero

Una coloratissima mochila (zainetto) ricamata a mano










La municipalità di Ollantaytambo rivendica la possibilità di poter emettere (e incamerare) un biglietto turistico (parziale) d'ingresso al solo villaggio (oltre a quello al Parque), "Ora o mai piu'!" Non ci si accontenta del denaro che comunque il turismo porta, agli hotel e ai ristoranti. A noi sembra una rapina.





Le donne  portano in testa "monteras", bloccate da nastri







Un'altra coppia di tori, sul tetto di una casa, sempre per incoraggiare gli sposi a tirare avanti insieme la famiglia.












Ollantaytambo è una stazione importante, circa
a metà strada, fra Cuzco e Aguas Calientes.
















I treni turistici Vistadome sono molto costosi; le carrozze oscillano terribilmente sui binari, per questo occorre non muoversi dal proprio sedile ed è solo possibile ottenere immagini fotografiche "mosse".

Un lembo di cielo, però, lo si può sempre 
catturare, puntando la camera verso l'alto.


Il Rio Urubamba e la sua Valle
La Valle del fiume Urubamba, controllata da varie signorie locali, divenne insediamento della nobiltà inca quando fu conquistata da Pachacutec. La costruzione di Machu Picchu risalirebbe all'epoca del suo governo (1438-71) e corrisponderebbe alla necessità dello Stato Inca di creare un centro religioso, politico e amministrativo, in uno spazio sacro, compreso fra le Ande e l'Amazzonia. Un luogo di difesa, si ipotizza, che preservasse una parte della nobiltà, in caso di attacco, che ne potesse garantire in segreto la sopravvivenza, il che spiega la mancata conoscenza della città da parte degli Spagnoli che, per quattro secoli, ne ignorarono l'esistenza, apparentemente "cancellata" dalla fitta vegetazione della Selva.

Hiram Bingham, esploratore (come si definiva), da Honolulu (Regno delle Hawaii) dove era nato da missionari protestanti, si era trasferito per studiare negli Stati Uniti, dove insegnò a Harward e Princeton, ecc.  Appassionato di archeologia, era da tempo alla ricerca della città di Vilcabamba (ultima in cui trovarono scampo gli Incas), e quando nel 1911 visitò la maestosa Ciudad peruviana pensò di averla trovata. Gliela aveva segnalata un amico, giovane Rettore dell'Università di Cuzco, Alberto Gieseke. Fu così che una guida locale (Melchor Arteaga) accompagnò Bingham sulla cima del monte, dove due famiglie vivevano coltivando i terrazzamenti.
C'è un'immagine scatta da Bingham nel 1912, pubblicata da National Geographic, rivista per la quale lavorava, che mostra come si presentava la Ciudad, nella quale poi condusse scavi fino al 1915. In realtà, come Bingham sapeva e oggi gli abitanti di Cuzco sostengono, Agustin Lizzaraga (proprietario terriero di Cuzco) fu il primo ad arrivare alle ruinas (1902), ma Bingham fu colui che scavò, studiò, ed ottenne dal Governo peruviano di poter esportare negli Stati Uniti gli oltre quarantaseimila reperti rinvenuti. Questi reperti non furono mai restituiti, ma ora pare che ci sia qualche apertura alla restituzione.
Nel 2008, un gruppo di ricercatori internazionali trovò, in archivi statunitensi e peruviani, prove che il tedesco Augusto Berns nel 1867 aveva "scoperto" Machu Picchu e costituito una Società per sfruttarne i tesori.








Scendiamo dopo due ore a Aguas Calientes






Attraversiamo il Rio, grazie ad uno dei tanti ponti costruiti per entrare in paese; raggiungiamo il nostro Hostal e, il giorno dopo, ci alzeremo all'alba per raggiungere in bus l'ingresso a Machu Picchu. Arrivano qui, per lo stesso motivo, migliaia di visitatori all'anno da tutto il mondo.


















Costo del biglietto del bus per Machu Picchu, il cui prezzo è altissimo, stabilito giornalmente in base alla quotazione del dollaro US e fortemente differenziato fra residenti peruviani e stranieri. Una discriminazione con un forte sapore di razzismo.


Per ragioni di sicurezza legate allo smottamento del lato occidentale della montagna (2001),  non dovrebbero entrare al sito arqueologico oltre 500 turisti al giorno, ma non funziona così.
Tutto il meccanismo d'accesso è scrupolosamente organizzato e (apparentemente) sotto controllo, visto quello che rende al Governo peruviano e ora anche (un po') alla Municipalità di Machu Picchu.
In generale il problema è "ottimizzare" i tempi di permanenza dei turisti, sia nel percorso da Aguas Calientes all'ingresso della Ciudad Inka, che  all'interno della stessa, compito questo delle guide che compattano il proprio gruppo e lo fanno procedere speditamente, per poi, dopo tre ore circa, ricominciare con un altro drappello.

Alle sei e mezza siamo sul grande bus che ci accompagnerà ai cancelli della biglietteria, dove tutti i diversi gruppi incontreranno la propria guida.  Partiamo e subito ci inoltriamo nella Selva, fra banchi di nebbia e operai al lavoro per riparare il fondo stradale. C'è un certo traffico, fra chi sale e chi scende. In mezz'ora siamo alla biglietteria, dove le guide, che parlano lingue di tutto il mondo, cinese compreso, attendono i turisti .

Superati i controlli dei biglietti all'ingresso, ci incamminiamo per un sentiero fino ad arrivare al Recinto del Guardian, costruzione con il tetto di paglia, posto ambito dai turisti per scattare la prima immagine d'insieme della Ciudad. L'edificio è presente all'orizzonte anche a grande distanza e in passato forse svolgeva il ruolo che ora ricoprono le (moltissime) guardie che vigilano sul comportamento e la sicurezza dei visitatori.    

Casa del Guardian 



Machu Picchu,  a 2430 m. s.l.m. , prende il nome dal quechua "machu", che significa vecchio, e "epikchu", cima o montagna. Dal 2007 l'area è considerata una delle sette meraviglie del mondo moderno, oltre ad essere stata inserita (1983) dall'Unesco nell'elenco dei Siti "Patrimonio Culturale dell'Umanità".


Questa "mappa", utile per orientarsi, è tratta da: www.sudamerica.it/portali/machupicchu/cittadella.
L'area edificabile della Ciudad è di 530 m di lunghezza per 200 di larghezza, suddivisa in zona agricola a sud, formata da vari terrazzamenti, e zona urbana, che era quella dove risiedevano gli occupanti e si svolgevano attività civili e religiose. 

Il centro è la plaza alargada, costruita su terrazze a diversi livelli










Il Tempio Osservatorio del Sol o Torreon dove si trova la prima e più importante fonte d'acqua.






Collina terrazzata Intihuatana, che conserva la famosa pietra detta Roca Sagrada








































Il Canyon del fiume Urubamba




































Recinto del Guardian, che domina dall'alto la Ciudad


Tempio del Sole: la costruzione principale è El Torreon, un torrione costituito di blocchi finemente lavorati. Fu usato per cerimonie riguardanti il solstizio di giugno.








Puerta principal























































































































Huayna Picchu (giovane vetta), la ripida montagna 
dietro alle Ruinas, in linea d'aria è molto vicina, ed 
è la meta più frequentata nei dintorni di Machu Picchu.
La Capanna del custode/Recinto del Guardian
visibile in lontananza







































Tempio principale che introduce alla zona dei Templi


























































































































































Casa del Inka




Casa del Inka








Casa del Inka
























































































































































































Orchidee coltivate in un'aiuola, nei pressi della piazza

Altre orchidee delle Ande






























Tempio principale, il luogo più importante della città. Addossato ad esso la Casa del Sacerdote o Camara de los Ornamentos










Intiwatana, da Inti (sole) e Wata (anno); luogo di studio dell'anno solare, dove determinare solstizi ed equinozi. Usando gli angoli del pilastro di pietra, gli astronomi potevano prevedere i solstizi e, quindi, fare credere (al popolo) che  potevano controllare il ritorno delle lunghe giornate di sole.










Roca Sagrada, enorme pietra posta su un piedistallo. Segna l'estremo nord della città e il sentiero per la montagna Huayna Picchu,




Un luogo di sosta















































Percorso di rientro alla biglietteria d'ingresso































































































La manutenzione della Ciudad deve essere regolare e costante.





































Torniamo all'ingresso, dove ci attende un bus che ci  riaccompagna in 30 minuti ad Aguas Calientes.













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